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Secondo un nuovo rapporto del New York Times, Facebook sta cercando di creare un comitato consultivo autonomo per le decisioni in materia di politica elettorale. La società ha riferito di aver contattato un certo numero di esperti di politica e accademici che vorrebbe reclutare per il gruppo, il quale potrebbe sostenere alcune delle scelte più significative dell’azienda. Il gruppo, che il Times descrive come una commissione, avrebbe potenzialmente il potere di pesare su questioni come la disinformazione elettorale e la pubblicità politica, due dei più grandi grattacapi di Facebook.
Secondo il rapporto e le previsioni di Facebook, la commissione dovrebbe entrare in funzione per le elezioni di medio termine del 2022 negli Stati Uniti; il colosso dei social potrebbe annunciare la sua formazione già dal prossimo autunno. La commissione per la politica elettorale di Facebook potrebbe prendere forma dopo la riunione dell’Oversight Board, il primo esperimento della società nel cammino verso un processo decisionale esterno pressoché indipendente. L’Oversight Board ha iniziato a rivedere i casi nell’ottobre dello scorso anno, ma non ha ancora avuto un impatto sul diluvio di disinformazione elettorale che ha travolto la piattaforma durante le elezioni presidenziali americane. Inizialmente, il consiglio poteva prendere decisioni politiche solo in base a materiale che Facebook aveva già rimosso.
Facebook vanta l’indipendenza dell’Oversight Board; mentre esso opera in modo indipendente, l’azienda ha creato il gruppo e nominato i suoi quattro co-presidenti. L’Oversight Board è in grado di stabilire dei precedenti politici e prendere decisioni di moderazione vincolanti per caso, ma in definitiva la sua autorità proviene da Facebook stesso, che in qualsiasi momento potrebbe decidere di ignorare le decisioni del consiglio. Tale organismo esterno di definizione delle politiche incentrato sulle elezioni sarebbe politicamente molto utile per Facebook. L’azienda è un bersaglio frequente sia per i repubblicani che per i democratici: i primi sostengono che Facebook censuri i conservatori in modo sproporzionato, mentre i secondi sottolineano il cospicuo passato di Facebook nell’incubare cospirazioni e disinformazione politica.
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