Fossile di 890 milioni di anni potrebbe essere la più antica traccia di vita animale

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Uno strano fossile risalente a 890 milioni di anni fa potrebbe essere la prima traccia di vita animale sul nostro pianeta. Se confermata, la scoperta sposterebbe indietro di circa 350 milioni di anni le prime testimonianze di vita animale sulla Terra.

 

Un fossile di 890 milioni di anni potrebbe cambiare la storia della vita animale

Il fossile fu scoperto in realtà circa una ventina di anni fa da Elizabeth Turner, attualmente professoressa di geologia presso la Laurentian University in Ontario, durante i suoi studi sui fossili delle montagne Mackenzie, un’ampia catena montuosa in una parte remota del Canada nordoccidentale. La catena montuosa contiene infatti i resti geologici di un antico sistema di barriera corallina, costruito da alghe ancestrali.

Turner raccolse all’epoca un elevato numero di campioni, da tutta l’antica barriera corallina risalente a 890 milioni di anni fa, conosciuta come Little Dal. Una volta trasportati i fossili in laboratorio per le analisi, tagliando la roccia in fette incredibilmente sottili e osservandola al microscopio, ha scoperto qualcosa di inaspettato in alcuni campioni.

Come afferma ella stessa, “solo una manciata di campioni, letteralmente una manciata, conteneva questa cosa inaspettatamente strano e complicato”. Si trattava infatti di una serie di microstrutture simili a vermi. Ma dato che all’epoca i campioni non erano attinenti al suo dottorato di ricerca, li mise da parte. Ma era certa che sarebbe tornata ad occuparsene, poiché sapeva che nascondevano qualcosa di interessante.

 

Lo studio dopo due decenni dal ritrovamento del fossile

E quel momento, dopo oltre due decenni, è finalmente giunto, Turner sapeva che quei campioni insoliti erano importanti. Quelle fossilizzate al loro interno infatti non sembravano essere strutture microbiche poiché erano troppo complesse. Avevano però una consistenza familiare che aveva osservato nelle rocce più giovani. Assomigliavano infatti a fossili più recenti di spugne, animali porosi senza organi o sistema nervoso che si collocano tra gli animali più antichi della Terra.

Turner ha dunque presentato la sua tesi a favore di questa ipotesi, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature lo scorso mercoledì, suggerendo che le microstrutture scoperte nelle antiche barriere coralline di Little Dal sono effettivamente microfossili di spugna. Se confermato, questo li rende quasi 350 milioni di anni più vecchi dell’attuale animale più antico mai descritto.

Oltre 890 milioni di anni fa, la Terra era un posto molto diverso da come la vediamo oggi. C’era solo un supercontinente, noto come Rodinia. Il Nord America si trovava al centro di questa enorme massa di terra, con tutti gli altri continenti rannicchiati ai suoi bordi. Il sistema della barriera corallina di Little Dal era nascosto all’interno, sommerso da acque poco profonde dell’oceano.

 

La terra all’epoca della barriera corallina di Little Dal

Si trattava di un ecosistema occupato principalmente da microbi come i cianobatteri o le alghe, che usano il sole per produrre energia proprio come le piante, ed alcuni stromatoliti. Al tempo del reef di Little Dal, le spugne non potevano competere per le superfici esposte al sole, quindi probabilmente esistevano negli spazi intermedi; tra rocce e fessure, nelle cavità e forse anche sui fianchi della scogliera.

Ma secondo Turner la presenza dei cianobatteri sarebbe stato un grosso vantaggio per le spugne. I cianobatteri avrebbero infatti prodotto l’ossigeno che le spugne possono utilizzare, e “probabilmente avrebbero fornito anche una fonte di cibo, poiché i cianobatteri producono polisaccaridi”.

Le spugne, prive bocca o organi, lasciano che il cibo vada alla deriva attraverso l’acqua, attraversando i loro corpi. Vivere accanto ai cianobatteri era dunque come vivere accanto a un buffet sempre aperto e a una fabbrica di ossigeno allo stesso tempo.

Quando il mondo è cambiato, le barriere coralline sono scomparse, lasciando pero le tracce delle spugne. Durante la loro vita infatti le spugne hanno incorporato i cristalli di calcite nei loro scheletri e quando le barriere coralline sono state sepolte nel tempo, la calcite è rimasta, lasciando fossili all’interno della roccia.

 

In attesa della conferma continuano le ricerche

Se le scoperte di Turner saranno confermate, potrebbero, letteralmente, riscrivere la storia. Turner è stata in grado di costruire la sua ipotesi sulla base di prove evidenti nella letteratura di spugne più giovani e pensa che la sua interpretazione abbia senso, ma è consapevole che non si tratta di un punto fermo definitivo.

Può infatti darsi che queste strutture non siano state affatto formate da spugne, ma qualcosa di ancora più esotico che non abbiamo ancora considerato. “Abbiamo a che fare con una vasta profondità di tempo”, afferma Turner. “Forse c’era qualche altro tipo di organismo che creava un reticolo anastomizzante tridimensionale, giusto? Non lo sappiamo davvero. Stiamo ancora cercando.”

Ph. Credit: Elizabeth Turner, Università Laurenziana via New York Times

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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