Per decenni è stato il simbolo della “maledizione di Tutankhamon”, ma oggi il famigerato Aspergillus flavus potrebbe riscrivere il suo destino, passando da nemico letale a promessa terapeutica contro la leucemia.
Un recente studio pubblicato su Nature Chemical Biology rivela che questo fungo tossico, legato a storici casi di morte in contesti archeologici, è stato ingegnerizzato per produrre composti antitumorali altamente selettivi, con ottimi risultati nei confronti delle cellule leucemiche.
Il fungo “maledetto” e la sua storia oscura
Aspergillus flavus, noto per la sua pericolosa tossicità respiratoria, è stato al centro di molte leggende. Tra queste, la più celebre è quella legata alla tomba del faraone Tutankhamon, dove diversi membri della spedizione archeologica guidata da Howard Carter morirono in circostanze misteriose. Episodi simili furono riportati negli anni ’70 con la riapertura della tomba di Casimiro IV in Polonia.
La causa? Secondo alcuni studiosi, la presenza di questo fungo nelle tombe chiuse da secoli avrebbe rilasciato spore letali, capaci di colpire persone con sistema immunitario indebolito.
Una nuova arma contro la leucemia
Oggi, questo stesso fungo è stato trasformato in laboratorio da un team dell’Università della Pennsylvania in una potenziale terapia oncologica.
I ricercatori hanno scoperto e modificato un gruppo di peptidi speciali chiamati RiPP, prodotti in natura dai funghi ma finora poco studiati.
Tra questi, le aspergimicine, quattro varianti molecolari con struttura ad anelli intrecciati, hanno mostrato notevole efficacia contro le cellule della leucemia. Una di queste è stata ulteriormente potenziata con un lipide derivato dalla pappa reale, aumentando la penetrazione cellulare e gli effetti terapeutici.
Come funziona il meccanismo anticancro
Il composto agisce bloccando la formazione di microtubuli, le strutture che permettono la divisione cellulare. In questo modo, interrompe la proliferazione delle cellule tumorali, lasciando intatte le cellule sane e gli altri tipi di tessuto.
Un altro aspetto promettente è l’impiego del gene SLC46A3, che aiuta i composti ad attraversare i lisosomi cellulari ed entrare nel nucleo delle cellule tumorali.
Dal passato alla medicina del futuro
Questa scoperta è un nuovo tassello che conferma il potenziale medicinale dei funghi, già noti per aver dato origine alla penicillina. Come ha sottolineato l’autrice principale dello studio, Sherry Gao, “molti farmaci naturali sono ancora nascosti in organismi che pensavamo pericolosi o inutili”.
I prossimi passi includeranno test su modelli animali e successivamente sperimentazioni cliniche sull’uomo, ma l’orizzonte della ricerca è ormai chiaro: il “mostro” biologico delle tombe faraoniche potrebbe diventare uno dei più preziosi alleati della medicina moderna.
Il male può diventare cura. Anche dalle profondità di una tomba antica può nascere una nuova speranza.