Noi consumatori abbiamo molta fiducia sui prodotti che ci vengono propinati sul mercato dalle aziende. Ma abbiamo mai controllato se il prodotto è stato certificato come sicuro da una terza parte indipendente prima di decidere se acquistarlo? In genere, non lo facciamo, ed è un problema crescente, basta chiedere agli sfortunati clienti del Samsung Galaxy Note 7 che recentemente hanno scoperto sulla propria pelle che i loro telefoni sono stati venduti con una funzionalità non documentata: la capacità di combustione spontanea. Ci si chiede come sia possibile che un prodotto potenzialmente pericoloso per i consumatori possa essere messo sul mercato.
“Tecnicamente tutto può essere messo sul mercato per i consumatori”, dice John Coviello, test engineer senior dei prodotti elettrici a TUV Rheinland nel Nord America, una società che esegue certificazioni di sicurezza su migliaia di prodotti commercializzati a livello globale. Oltre a UL (in precedenza conosciuto con il suo nome completo, di Underwriter Laboratory), il direttore della sicurezza dei consumatori John Drengenberg concorda. “Non sono a conoscenza di alcuna legge federale che richieda che un prodotto di consumo o anche un prodotto commerciale debba essere obbligatoriamente sottoposto a test presso UL o qualsiasi altra organizzazione”, ha detto a Digital Trends “Non vi è nulla di simile.”
Nonostante la mancanza di un obbligo giuridico, miliardi di prodotti sono testati ogni anno da terze parti indipendenti come UL e TUV e questo è il motivo per cui i guasti e il lancio di prodotti pericolosi sono relativamente rari. Tuttavia, esiste una lacuna, e alcune aziende approfittano della situazione, lasciando i consumatori senza alcun modo di verificare la sicurezza di un prodotto.
L’anno scorso, questa situazione ha avuto conseguenze devastanti, grazie ad una gran quantità di episodi che hanno avuto per protagonisti prodotti che hanno preso fuoco. Potremmo essere tentati di dare la colpa ai produttori che hanno tagliato troppo sui controlli nel tentativo di fare soldi più velocemente. Ma, come la debacle del Samsung Galaxy Note 7 dimostra, questo può capitare anche alle grandi marche.
“Negli Stati Uniti, per uso domestico, quando viene lanciato un nuovo prodotto non è richiesto che questo abbia una qualsiasi certificazione di sicurezza,” così come sottolinea lo stesso Coviello. “Questo è probabilmente il motivo per cui a volte succedono queste cose. Questi prodotti non sono stati approvati da nessuno, e questo rappresenta l’intero nocciolo del problema. “A gettare benzina sul fuoco per quanto riguarda il problema relativo alla sicurezza è la cattiva applicazione o in alcuni casi, applicazione fraudolenta dei marchi di certificazione di sicurezza.
Nel caso del Samsung Galaxy Note 7, Samsung ha addossato la colpa per le esplosioni e gli incendi sulle batterie stesse, citando un errore di fabbricazione. Coviello ha trovato che questa è la spiegazione più plausibile, dato che la progettazione delle batterie generalmente è sottoposta a “test molto tortuosi.”
Fortunatamente, in seguito ad un duro monito lanciato dalla Consumer Product Safety Commission a tutti i rivenditori all’inizio di quest’anno, vi è ora un pieno standard di certificazione UL per questi prodotti, ed i primi modelli completamente compatibili vengono ora messi a disposizione.
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Se non c’è legge una che richiede queste certificazioni di sicurezza, ci si chiede quale sia l’incentivo per i produttori ad acquisirle. “Per i prodotti di consumo la forza trainante è il rivenditore” ha risposto Drengenberg. “Tocca al rivenditore essere il primo a chiedere che il nuovo prodotto sia certificato per la sicurezza”.
Nessuno dovrebbe correre il rischio di mettere sui propri scaffali prodotti che possono creare grossi problemi agli stessi rivenditori. Coviello ha accettato che i rivenditori in gran parte vogliano mantenere oggetti pericolosi fuori dai loro scaffali, ma non è convinto che tutti i rivenditori perseguano questa esigenza altrettanto fortemente.
Egli afferma che andando a dare un’occhiata ai negozi si troveranno sempre prodotti non certificati da nessuno. Amazon, per esempio, è riluttante a parlare direttamente della questione se, in parole povere, richieda o meno le certificazioni di sicurezza dei prodotti che vende. Amazon ha risposto citando la garanzia del cliente A-to-Z e la sua politica anti-contraffazione, ma nessuno di questi affronta il problema dei requisiti di certificazione di sicurezza.
Dunque l’unica cosa che possono fare i consumatori per difendersi è quella di diminuire le probabilità di diventare vittime dei loro acquisti con un po’ di dovuta diligenza. Occorre insomma verificare se il prodotto che state ricercando è stato certificato da una terza parte o no. E voi lo farete? Fateci sapere nei commenti la vostra opinione.