Il 2016 è stato un anno disastroso per Samsung Electronics e per il suo mancato Note 7. Le alterne vicende hanno portato al ritiro dei terminali dai mercati di destinazione a seguito di due richiami che si sono accompagnati a serie perdite d’immagine e di carattere finanziario per un ammontare totale di circa 5 miliardi di dollari americani.
A seguito delle indagini di laboratorio volte ad accertare la natura del problema dovuto alle improvvise esplosioni Note 7 il team ha apertamente dichiarato di voler mantenere un criterio di trasparenza in merito ai resoconti, giunti stamane con tanto di infografica e conferma in relazione ai bug della batteria.
Per lo svolgimento dei test la società sudcoreana si è avvalsa del lavoro dei propri ingegneri e di un team esterno di esperti prelevati tra le file di società esperte nel campo della sicurezza come UL, Exponent e TÜV Rheinland.
Samsung e tutti gli enti coinvolti nell’analisi della vicenda sono così giunti ad un’unica plausibile conclusione dopo oltre un mese di test interni che hanno evidenziato un problema fondamentalmente legato al form factory delle batterie, con particolare riguardo a due problemi fondamentali che avrebbero causato le esplosioni dall’interno.
Il primo problema è stato dovuto all’involucro che avvolge la batteria, in questo caso sottodimensionato. Il gruppo di elettrodi, di fatto, ha subito una progressiva compressione che ha generato surriscaldamento termico ed il conseguente cortocircuito durante l’utilizzo. Le punte degli elettrodi negativi delle celle non sono state correttamente posizionate all’interno della struttura. In tal modo hanno aumentato il rischio di esplosione a seguito del normale processo di contrazione e dilatazione delle celle esposte al calore.
Il secondo problema Note 7 batteria è poi strettamente correlato all’utilizzo di soluzioni alternative ATL China, introdotte in sostituzione dei moduli Samsung SDI Batteries a seguito del primo richiamo formale. Gli involucri di queste soluzioni esterne hanno evidenziato un comportamento anomalo in relazione al film isolante interposto tra le celle e lo strato di saldatura. In tal caso si è osservata una separazione degli elementi che ha contribuito a generare contatto tra le parti positive e quelle negative e quindi un cortocircuito.
Per meglio spiegare i risultati delle indagini Note 7 la software house ha realizzato un’infografica esaustiva che mette in mostra il processo di analisi condotto per accertare le cause del problema.
Le prove eseguite in laboratorio hanno inoltre tenuto conto delle porte USB, diversi profili di utilizzo per il terminale ed una misurazione dell’effetto termico generato tramite scanner dell’iride. Allo scopo, Samsung Lab ha generato un algoritmo che replicasse le condizioni di utilizzo tipiche dello smartphone.
Con il preciso intento di evitare l’insorgere di analoghe situazioni Samsung ha creato un apposito gruppo d’analisi espressamente dedicato allo studio dei fenomeni elettrici sulle batterie. Si tratta di un team di esperti del settore il cui scopo sarà quello di porre a verifica la sicurezza di ogni singolo componente da rilasciarsi per le future generazione di prodotti del mercato mobile.
https://youtu.be/6s4uqr1serU
A questo punto il caso Note 7 può dirsi archiviato e non ci resta altro da fare che attendere un Galaxy S8, ed un futuro Note 8, che ribalti nettamente la situazione. Al momento i terminali ritirati dal mercato rappresentano il 96%. Ad ogni modo, per coloro che non hanno ancora provveduto alla restituzione non vi è alcun pericolo, viste e considerate le contromisure portate avanti dalla società per limitare l’utilizzo del terminale entro il range di sicurezza previsto.
https://youtu.be/OeKdcIOAEL8
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