A sopravvivere non sarà il più forte e competitivo, ma il più empatico e vicino al prossimo. Lo sostengono un sociobiologo, Daniel Lumera, e un’epidemiologa, Immacutata De Vivo, nel libro “Biologia della gentilezza”, che sembra essere il manifesto di una rivoluzione. Ogni specie discende da altre; tutti gli esseri viventi hanno un antenato comune. E l’evoluzione è avvenuta per adattamento all’habitat.
Questo era ciò che veniva criticato a Darwin e per questo fu aggiunto il concetto che a sopravvivere sia sempre il più forte. Tuttavia questa teoria è stata ancora una volta ribaltata. Secondo un recente studio, a sopravvivere sono le persone più gentili nei confronti degli altri.
Ebbene si, vive meglio e più a lungo chi evita i conflitti, è premuroso con gli altri, aiuta e condivide.“Non si tratta di una questione morale, sociale, etica o religiosa” spiega Lumera. “La scienza oggi dimostra che esiste un corrispettivo biologico alla gentilezza e all’empatia.” Questa teoria ribalta l’errata interpretazione del pensiero di Darwin.
Si evolve il più adatto, ma non nei termini di forza fisica. “È finita l’era dell’ego competitivo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione delle coscienze. Una rivoluzione gentile, di carattere femminile, che riguarda anche gli uomini”, spiega l’autore del libro “Biologia della gentilezza”.
La conferma viene da alcune strutture di Dna alle estremità dei cromosomi che si accorciano man mano che diminuisce la salute e l’aspettativa di vita. La professoressa De Vivo, un’autorità ad Harvard, sintetizza sei anni di studi al microscopio su che cosa favorisce o meno la longevità e l’assenza di malattie.
Le cardiopatie, il diabete, il cancro, i dolori cronici in genere originano una combinazione tra geni e ambiente. In tutto il mondo, si sta perdendo la gentilezza. Lo stress psicosociale, dovuto a traumi di vario genere, dalla mancanza di lavoro agli abusi, ha un effetto sul nostro Dna che si misura con i telomeri e, a lungo andare, conduce a patologie gravi secondo un processo biologico che ci è sempre più chiaro.
La rabbia, la sofferenza si controbilanciano con la consapevolezza dei meccanismi e una gentilezza autentica. Dobbiamo prima di tutto essere gentili verso noi stessi, poi nel prendersi cura degli altri. La pandemia ha fatto da specchio; ci ha mostrato quello che non avevamo tempo di vedere. Molti hanno aiutato i vicini anche solo facendo la spesa per loro. “Questo è il momento per cambiare”, ha dichiarato l’autorità di Harward.
Non priviamoci della soddisfazione di rispondere con gentilezza alla paura, allo sgarbo, alla vendetta, all’ignoranza, al rancore. Anche per una questione di salute. Durante la quarantena abbiamo avuto l’opportunità di fermarci e esaminarci dentro. Andando oltre noi stessi possiamo passare da uno stato percettivo individuale a uno collettivo. Dentro ciascuno di noi esiste un punto di contatto con il prossimo.
Vi è mai capitato di desiderare il bene di tutti? Questo desiderio ha un impatto enorme sulla nostra biologia; Ci cura. Ci insegna che il più adatto alla sopravvivenza in questo pianeta è il più gentile. Anche perché cresciamo al ritmo di circa ottanta milioni all’anno e ormai siamo 7,7 miliardi sulla Terra.
Convivere in pace è un imperativo. Ma il percorso è lungo. Daniel Lumera ha creato la My Life Design Academy che offre lezioni su come ridisegnare consapevolmente la propria vita e una onlus con cui ha fatto volontariato nelle carceri, nelle scuole e negli ospedali. Il suo è un approccio basato sulla dolcezza, sul perdono, e introduce un nuovo modo di reagire: la rabbia gentile.
“Le manifestazioni di violenza spesso sono richieste di amore non capite. Nascono da traumi infantili o compensazioni a mancanze di rispetto. Riconoscerli è già un passo importante“, spiega Lumera. “Abbiamo bisogno di una rivoluzione proattiva, che parta dalla coscienza di noi stessi, non reattiva. Il che non significa subire in silenzio. Ma avere il coraggio, la forza di non contrapporre odio all’odio».
Lumera invita a prendere le distanze quando un rapporto eccede in gelosia, violenza, sadomasochismo. “Le donne prima di tutto dovrebbero essere gentili con se stesse. Smetterla di entrare in una dinamica vittima/carnefice. Fin dalle elementari, per maschi e femmine, c’è bisogno di educazione alla consapevolezza. Se riusciamo a trattarci bene, anche il mondo ci tratterà bene». Un teorema alla base di molte religioni e filosofie orientali che Lumera, allievo di un discepolo di Gandhi, conosce bene e mette in pratica da oltre vent’anni.
Tra le 360 pagine del libro, preziosi gli interventi del biologo e musicista Emiliano Toso e del neuro farmacologo Vincenzo Sorrenti. “La gentilezza è come un muscolo, bisogna allenarla. Gli esperti suggeriscono di fare ogni giorno tre esercizi di attenzione gentile verso un individuo, un animale e un vegetale“. Il libro ha generato un Movimento della gentilezza che coinvolge già duecentomila persone.
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