Finora si è sempre ipotizzato che il ghiaccio presente sul nostro pianeta, ghiacciai delle montagne o delle calotte polari non importa, non sono delle parti passive del nostro pianeta. Anche se ricoprono il 10% del globo, si è sempre pensato che siano cumuli assenti da qualsivoglia forme di vita oltre che ad essere dei magazzini per agenti chimici atmosferici inquinanti. Secondo uno studio guidato dalla Jemma Wadham della School of Geographical Sciences dell’Università di Bristol e dall’Istituto Cabot la realtà dei fatti è ben diversa.
La dichiarazione della professoressa: “Un insieme unico di condizioni presenti sotto le calotte glaciali li rende importanti reattori nel ciclo del carbonio terrestre. Qui, la macinazione della roccia spostando il ghiaccio è alta, l’acqua liquida è abbondante e i microbi prosperano nelle zone di fusione nonostante le condizioni inospitali: le calotte glaciali erodono il loro substrato roccioso, i microbi adattati al freddo elaborano la roccia del terreno e aumentano il rilascio di nutrienti e i meltwaters glaciali esportano questo nutriente per gli oceani, stimolando anche la crescita di ulteriori nutrienti dalla profondità ai margini marini del ghiacciaio. Tutti questi nutrienti supportano la pesca e stimolano il prelievo di anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera.”
Il lavoro principale della Wadham è la raccolta di oltre 20 anni di studi che hanno preso in esame questi ambienti. Il risultato è stato cambiare radicalmente l’idea che abbiamo di queste aree e sul loro effetto sul pianeta. Sostanzialmente questa scoperta indica che ignorare ulteriormente il destino delle calotte polari sarebbe un disastro.
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