Da quando fu lanciato il primo razzo nello spazio con a bordo degli astronauti, sono passati 60 anni e da allora le agenzie spaziali di diversi stati hanno proseguito con l’esplorazione spaziale fino a giungere, in un futuro non troppo lontano, alla prima missione umana su Marte.
Ma il procedere dell’esplorazione spaziale non è stato privo di costi e non solo in termini economici. Da quando Jurij Alekseevič Gagarin ha effettuato il primo viaggio spaziale di un essere umano, ventuno astronauti hanno perso la vita nel tentativo di lasciare la Terra per volare nello spazio e il numero delle vittime potrebbe non essere definitivo.
Il futuro dell’osservazione spaziale, mai come ora, punta il suo sguardo dritto a Marte e presto gli astronauti si troveranno a dover trascorrere almeno sette mesi in una navicella spaziale prima di poter raggiungere il Pianeta Rosso e dopodiché si troveranno a dover affrontare le spietate condizioni dell’arido Marte. E, come ha detto il CEO di Space X, Elon Musk, “se vuoi andare su Marte, preparati a morire“.
Vista la difficoltà del viaggio e della vita su un pianeta come Marte e dato che se un astronauta dovesse morire sul Pianeta Rosso ci vorrebbero anni prima che il corpo possa essere nuovamente trasportato sulla Terra, in molti si sono domandati che cosa succederebbe alle spoglie mortali di qualcuno morto su Marte, o nello spazio.
Alcuni esperti hanno dunque iniziato a pensare ad un modo in cui potersi occupare delle “sepolture spaziali”. Alcuni hanno suggerito di affidare i corpi all’oblio stellare dello spazio profondo.
Altre ipotesi invece prevedono di seppellire i corpi direttamente sul Pianeta Rosso. Questa ipotesi però, porta ad una serie di problemi, come la contaminazione della superficie marziana se i corpi dovessero venirvi seppelliti. Per questo sarà necessario dover cremare i copri prima di poterli seppellire.
La NASA ha infatti, e giustamente, leggi molto severe sulla contaminazione di altri pianeti con microbi terrestri. Catharine Anastasia Conley, responsabile della protezione planetaria della NASA dal 2006 al 2018, ha infatti affermato che “per quanto riguarda lo smaltimento di materiale organico (compresi i corpi) su Marte, non imponiamo restrizioni fintanto che tutti i microbi terrestri sono stati uccisi, quindi la cremazione sarebbe necessaria”.
La NASA al momento non ha ancora stabilito protocolli per affrontare la morte nello spazio, ma nonostante questo molti ricercatori si sono impegnati per cercare di trovare un modo per smaltire rispettosamente un astronauta caduto in missione.
Se un membro dell’equipaggio di una navicella spaziale, muore durante il viaggio di oltre 274 milioni di chilometri verso Marte, il corpo può essere posto nella cella frigorifera del veicolo o liofilizzato fino a quando la navicella non atterra. La liofilizzazione nello spazio non è però come sulla Terra, il corpo sarebbe infatti esposto fuori dalla capsula dove si coprirebbe di ghiaccio nel gelo dello spazio profondo.
Tutte queste ipotesi, dalla liofilizzazione all’abbandono nello spazio, presentano una serie di problematiche e controversie, sia pratiche che etiche. Forse un giorno ci saranno cimiteri anche su Marte, ma fino a che non ci saranno protocolli precisi per affrontare la morte nello spazio, rimarranno al momento solo delle ipotesi.
Ph. Credit: NASA/JPL-Caltech/USGS
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