Ormai non è di certo più un mistero: Google intende basare studi e sforzi nella creazione di un vasto apparato di rete in grado , tramite complesse procedure di apprendimento automatico, di rendersi perfettamente all’altezza di maturare un’intelligenza artificiale assimilabile al modello umano e per certi versi migliore, visto che la possibilità d’errore si riduce praticamente a zero al concludersi delle procedure di self-learning.
Lo ha dimostrato con il modello consumer applicativo dei suoi Google Pixel ed in questi giorni attraverso prove di lettura del labiale e sfide contro avversari umani in giochi strategici di una complessità notevole. Il risultato? Un vero successo. Un successo che, forte degli ultimi risultati, è ben visto sul piano dell’applicazione medica diagnostica di alcune patologie e dell’insorgere delle relative conseguenze.
Considerando il fatto che non vi è arma migliore della prevenzione per sconfiggere una malattia, Google Corporation ha ben pensato di utilizzare i propri sistemi per la diagnostica preventiva relativa alla cecità causata dal diabete. Lo ha annunciato la stessa compagnia stamani, tramite il suo blog ufficiale, il quale conferma il consolidarsi delle strategia DeepMind e del servizio sanitario.
Definito come il male del secolo, il diabete e l’insorgere della retinopatia diabetica può trovare risoluzione se presa in tempo. Fondamentalmente questo lo scopo della società di Mountain View, ora più che mai impegnata nel perfezionare le proprie intelligenze digitali neurali.
In primo luogo, i sintomi si ravvisano tramite un’analisi fotografica del fondo retinico del paziente. All’algoritmo, in tal caso, è data facoltà di riconoscimento automatico così come esplicato esaurientemente presso Jama Network. L’interazione degli ingegneri Google con lo staff medico indiano e statunitense ha consentito di forzare l’addestramento dell’IA proprietaria, impartendo ben 128.000 immagini che avevano lo scopo di porre in evidenza il danneggiamento della retina.
Il risultato finale ha poi previsto l’analisi indipendente di oltre 12.000 diverse immagini che, infine, hanno condotto ad una serie di risultati pertinenti e perfettamente in linea con quelli rilasciati da team diagnostici di oculisti esperti.
I risultati, nemmeno a dirsi, sono davvero entusiasmanti, sebbene la strada sia lunga e costellata di prove che implicano l’analisi tridimensionale delle immagini, piuttosto che da foto standard ricavate, come in questo caso, da un processo di Tomografia a coerenza ottica e, nel contempo, una valorizzazione del sistema automatico che si renda, in un futuro non troppo lontano, totalmente indipendente ed in grado di raggiungere tutti quei pazienti che, vista l’impossibilità di procedere ad un esame in loco, intendano avere un risconto rapido ed esaustivo.
Decisamente un processo evolutivo verso cui Google IA non intende porre paletti di alcun genere. Tu che cosa ne pensi? Stiamo andando troppo oltre con questi ambiziosi progetti o, invece, potremmo trarne reale beneficio pratico? A te la parola.
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