Grazie al cosiddetto “Human Challenge“, un team di scienziati sta inoculando un vaccino contro il coronavirus ad una serie di volontari al fine di verificarne l’efficacia una volta esposti al ceppo virale. Lo scopo di questo studio è di constatare in tempi molto rapidi la risposta immunitaria dei pazienti, accelerando così non di poco i tempi per la sperimentazione umana del vaccino stesso. Secondo alcuni, il governo americano starebbe quindi utilizzando questo controverso metodo presso i laboratori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), con ricadute ancora poco chiare sul piano etico e legale.
La tecnica è infatti ancora molto discussa. Dopo la prima vaccinazione, i candidati vengono lasciati liberi di tornare alla vita di tutti i giorni, esponendosi quindi senza alcun tipo di certezza circa la sicurezza del vaccino appena inoculato al rischio di essere infettati dal virus. Inoltre, i risultati di siffatto tipo di test non possono essere chiari per forza di cose: nei paesi dove il rischio di infezione è più basso, infatti, i pazienti avranno meno probabilità di infettarsi, lasciando molti dubbi sulla reale efficacia della protezione immunitaria conferita col vaccino. Per questo motivo, la maggior parte di questi test viene condotta dove la pandemia si sta facendo sentire ancora in maniera molto forte, come Stati Uniti e Brasile.
Le implicazioni etico-legali e l’effettiva utilità dello Human Challenge sono tuttavia ancora poco chiare
L’idea di condurre test a mezzo dello Human Challenge è stata avanzata durante il mese di marzo da diverse riviste scientifiche, in quanto capace di ridurre drasticamente i tempi per lo sviluppo e la sperimentazione di un vaccino, ed è stata adottata in via ufficiale da 35 parlamentari americani, al punto che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è detta favorevole a questo test, seppur preoccupandosi del rispetto di tutte le necessarie cautele del caso. Lo stesso NIAID ha dichiarato inoltre che potrebbe essere necessario effettuare ulteriori studi a mezzo dello Human Challenge per valutare l’efficacia di terapie e vaccini contro il coronavirus. Una delle cautele che gli scienziati hanno intenzione di adottare è lo sviluppo di un ceppo alternativo e meno aggressivo di Sars-Cov2.
Johan Van Hoof, capo della sezione vaccini della Johnson&Johson, una delle aziende farmaceutiche impegnate nello sviluppo di una candidato vaccino, ha dichiarato che avrebbe adottato lo Human Challenge solo una volta verificatene le eventuali implicazioni etico-legali, pur consapevole dell’utilità di questo tipo di approccio alla sperimentazione. Tuttavia, come anticipato, secondo gli esperti l’effettiva utilità dello Human Challenge è comunque estremamente relativa nelle zone in cui il coronavirus circola poco o affatto.