Una nuova indagine, condotta da scienziati dell’Università del Texas ad Austin, ha scoperto che alcuni batteri “urlano” quando muoiono, complicando il lavoro degli antibiotici somministrati per combatterli. L’indagine ha rilevato che i batteri che agiscono in “sciami”, come nel caso dell’E. Coli, emettono allarmi chimici che avvertono altri batteri di possibili pericoli.
Questi organismi sembrano essere in grado di rilevare la presenza di pericoli, come gli antibiotici somministrati per combatterli, e inviare segnali (necrosegnali) ai loro compagni quando muoiono, in modo che possano iniziare una mutazione al fine di ottenere resistenza al farmaco.
Il team è arrivato a questa scoperta dopo aver notato che la somministrazione di alcuni antibiotici sembrava uccidere solo una parte di una colonia di batteri.
Dopo aver condotto indagini più approfondite, il team ha scoperto che quando gli antibiotici prendono di mira un gruppo di batteri E. coli, il batterio “morente” invia un segnale chimico che fa sì che i suoi vicini si adattino rapidamente alla minaccia, aumentando così le loro possibilità di sopravvivenza.
È un comportamento pro-sociale: in gioco c’è un adattamento che non aiuta l’individuo a sopravvivere, ma gli permette di usare la sua morte per aiutare la colonia, dandogli più possibilità di sopravvivere e riprodursi.
“Le cellule morte stanno aiutando la comunità a sopravvivere” , ha detto Rasika Harshey, professore di bioscienze molecolari presso l’Università di Austin e coautore dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati questa settimana sulla rivista .
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