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I misteriosi “libri pelosi”: i monaci usavano pelle di foca

Dimenticate il cuoio bovino o le più comuni pelli di cervo: alcuni manoscritti medievali europei erano rilegati con pelle di foca. Lo rivela una nuova indagine pubblicata sulla Royal Society Open Science, che ha analizzato 32 antichi volumi conservati in Francia, Belgio e Inghilterra. Il risultato? Una vera rivoluzione per la storia della conservazione libraria.

La ricerca è guidata da Élodie Lévêque, studiosa dell’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne, che ha applicato la biocodicologia, una disciplina che unisce scienza dei materiali e studi storici, per analizzare le copertine dei libri. L’uso combinato della spettrometria di massa e del sequenziamento del DNA ha svelato l’insospettabile origine marina di questi “libri pelosi”.

Foche artiche e rotte vichinghe nei monasteri europei

I campioni provenivano in gran parte dall’abbazia di Clairvaux, uno dei principali centri monastici medievali, dove sono stati studiati 19 libri risalenti al periodo tra il 1140 e il 1275. Le analisi hanno identificato pelli appartenenti a foche comuni, foche della Groenlandia e foche barbate.

Ma la vera sorpresa è arrivata dal DNA: le foche erano originarie di zone distanti come Groenlandia, Islanda, Scozia e Norvegia. Questo dato suggerisce l’esistenza di una sofisticata rete commerciale tra le comunità norrene e i monasteri europei, in cui la pelle di foca viaggiava insieme ad altri beni di lusso come avorio e pelli di tricheco.

Pelle sacra: tra valore, utilità e simbolismo

Perché proprio la pelle di foca? Le ipotesi sono molte. Era un materiale resistente, idrorepellente e raro, adatto per proteggere i testi sacri. Alcuni documenti storici citano l’uso delle pelli di foca come forma di pagamento ecclesiastico, come la decima. In questo contesto, usarla per rilegare libri religiosi poteva avere anche un significato simbolico e devozionale.

Inoltre, i monasteri situati lungo le rotte commerciali norvegesi — come Clairvaux, ma anche altri centri in Belgio e Inghilterra — avrebbero avuto accesso privilegiato a questi beni esotici.

Una nuova lettura del Medioevo

La scoperta getta nuova luce su un Medioevo ben più interconnesso di quanto si pensasse. Dietro le austere biblioteche monastiche si nascondeva un mondo in movimento, in cui materiali, idee e culture si intrecciavano lungo rotte che andavano ben oltre i confini locali.

I “libri pelosi”, con le loro copertine marine, non sono solo reliquie: sono testimonianze viventi di un’epoca in cui il sapere viaggiava… anche sulla pelle di una foca.

Foto di Dina Mazanik da Pixabay

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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