Il senso dell’olfatto è forse quello più misterioso tra i cinque sensi. Ma un team internazionale di scienziati, guidato da Laurel Yohe della Stony Brook University, suggerisce un nuovo metodo per quantificare i recettori olfattivi; i pipistrelli potrebbero infatti essere la chiave per svelare alcuni dei segreti dell’olfatto. I risultati sono stati pubblicati su Molecular Ecology Resources.
È stato fondamentale analizzare come funziona l’olfatto dei pipistrelli
Secondo Yohe, ricercatore associato del laboratorio di Liliana Dávalos, del Dipartimento di Ecologia ed Evoluzione, capire come ottenere un numero accurato nel conteggio dei recettori olfattivi nel genoma dei mammiferi è un aspetto importante per comprendere a fondo come funziona il senso dell’olfatto. La difficoltà è che i geni legati all’olfatto sono molto simili tra loro e quindi determinare il corretto sequenziamento delle centinaia di recettori olfattivi è estremamente difficile; è come cercare di mettere insieme milioni di pezzi di un puzzle che sono quasi tutti uguali fra loro.
I ricercatori hanno scelto di analizzare i pipistrelli al fine di confrontare i diversi meccanismi di sequenziamento dei recettori olfattivi. Il pipistrello vampiro, in particolare, si affida al suo olfatto per trovare la sua preda e ha un numero di recettori olfattivi elevatissimo rispetto all’uomo, ossia circa 400. Sono stati confrontati diversi metodi per ottenere le sequenze di DNA dei geni del recettore olfattivo partendo dal genoma del pipistrello vampiro. I metodi variavano dalla tradizionale “reazione a catena della polimerasi” (PCR) e dalla clonazione a tecnologie più recenti.
Quantificare i recettori olfattivi potrebbe essere molto più semplice in futuro grazie a questa scoperta
È stato scoperto che un metodo denominato “cattura sequenziale mirata“, che consiste in particolari procedimenti chimici in grado di “attirare” i recettori olfattivi; ciò consente un sequenziamento rapido ed efficiente dei recettori. Grazie a questo metodo, hanno scoperto un metodo rapido e soprattutto economico per individuare fino al 90% dei geni coinvolti nell’olfatto. Il metodo ha infatti aiutato ad isolare quasi quattro volte la quantità di recettori olfattivi intatti, rispetto al ricorso a metodi più risalenti.
“Lo studio cambia radicalmente la nostra interpretazione di ciò che è alla base di quello che interpretiamo come un semplice buon odore“, afferma Yohe. “Il metodo che siamo riusciti a mettere a punto rende possibile sondare più approfonditamente il corredo genetico che determina il senso dell’olfatto, attraverso l’analisi di centinaia di migliaia di geni, che alla fine potranno forse far luce su alcuni dei misteri più interessanti dietro il senso dell’olfatto“.