Gli scienziati della New York University hanno recentemente condotto uno studio sulla resistenza dei nematodi, piccoli vermi, nella zona di esclusione di Chernobyl, e i risultati hanno rivelato una sorprendente resilienza genetica. L’analisi dei nematodi della specie Oscheius tipulae ha dimostrato che non vi è alcun danno al genoma causato dalle radiazioni.
Il team di ricerca ha esaminato 15 vermi raccolti nella zona di esclusione e li ha confrontati con altri cinque vermi della stessa specie provenienti da diverse regioni del mondo. Contrariamente alle aspettative, non è emerso alcun segno di danneggiamento del genoma nei vermi di Chernobyl.
Sophia Tintori, una ricercatrice coinvolta nello studio, ha sottolineato che la resilienza genetica non implica che la zona di Chernobyl sia sicura, ma piuttosto che i nematodi sono creature resistenti in grado di sopportare condizioni estreme. Ha anche indicato la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio la durata dell’esposizione dei vermi alla radiazione.
Il team ha esaminato anche se la resilienza genetica fosse legata alla capacità dei vermi di riparare il loro DNA. Tuttavia, le differenze osservate tra i ceppi non corrispondevano ai livelli di radiazione, suggerendo che la resistenza non è stata determinata da un’evoluzione specifica causata dall’ambiente radioattivo.
I risultati, pubblicati negli Proceedings of the National Academy of Sciences, offrono spunti interessanti sulla variazione nella riparazione del DNA tra gli individui. Nonostante la semplicità genetica dei nematodi, questo studio potrebbe contribuire a una migliore comprensione della variazione naturale nelle risposte al danno genetico, fornendo così nuovi indizi nella ricerca sulla genetica umana.
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