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Ictus nei pazienti Covid-19, un altro effetto del nuovo coronavirus

Il dottor Oxley non era nemmeno di turno il giorno in cui fu chiamato al Mount Sinai Beth Israel Hospital di Manhattan. Purtroppo non c’erano abbastanza medici per curare tutti i pazienti con un ictus, ed era necessario che prestasse servizio in sala operatoria; ma la cartella clinica del suo paziente non appariva grave a prima vista. L’uomo non presentava alcun problema di salute pregresso e non aveva nessuna storia di patologie croniche; non si era sentito bene e improvvisamente aveva riportato difficoltà a parlare e a respirare. I primi esami mostravano però qualcosa di anomalo sul lato sinistro della testa.

 

I casi di ictus in pazienti affetti da coronavirus, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, sono ancora pochi seppur non trascurabili

Ma Oxley restò a bocca aperta quando vide le condizioni del paziente di 44 anni, positivo al coronavirus. L’uomo era tra i pazienti con ictus tra i 30 e i 40 anni che erano stati infettati dal virus e il dato è preoccupante se si considera che l’età media per l’insorgenza di questo tipo di ictus è 74 anni. Mentre Oxley, neurologo, iniziava la procedura per rimuovere il coagulo, notò qualcosa che non aveva mai visto prima. Sui monitor, il cervello si presentava come un groviglio di vasi sanguigni e il coagulo come un enorme punto vuoto, ma mentre cercava di estrarre il coagulo, vide che si formavano nuovi coaguli in tempo reale.

I casi di ictus nei giovani e nelle persone di mezza età sono solo l’ultima novità nella nostra comprensione dei misteri di Covid-19. Anche se il virus ha infettato quasi 3 milioni di persone in tutto il mondo e ne ha uccise 195.000, le sue origini, i suoi meccanismi biologici e le sue debolezze continuano a sfuggire alle più grandi menti della medicina. Sembrava essere un patogeno in grado di attaccare principalmente i polmoni, ma si è rivelato un nemico molto più insidioso, in grado di colpire quasi tutti i principali sistemi di organi del corpo.

 

Gli attacchi causati dall’interruzione del flusso sanguigno possono avere effetti catastrofici sui pazienti Covid-19

I numeri di pazienti Covid-19 affetti da ictus sono per fortuna ancora bassi. Si tratta solo di poche decine, ma questa novità potrebbe porci davanti ad una sfida ancora più grande. L’ictus, un’improvvisa interruzione dell’afflusso di sangue al cervello, è una patologia complessa, che può avere molteplici cause. Può essere causato da problemi cardiaci, arterie ostruite a causa del colesterolo e persino dall’abuso di determinate sostanze. Gli episodi spesso non causano danni permanenti e possono risolversi da soli entro 24 ore, ma quelli più gravi possono essere catastrofici.

Le analisi suggeriscono che i pazienti con coronavirus stanno subendo per la stragrande maggioranza attacchi del tipo più pericoloso di ictus; le “occlusioni” riguardano infatti i grandi vasi e possono interessare parti del cervello responsabili del movimento, della parola e del processo decisionale. I coaguli che si formano sulle pareti dei vasi sanguigni tendono infatti a “risalire” il sistema circolatorio, arrivando fino ai polmoni e causando un blocco chiamato “embolia polmonare“, in grado di impedire la respirazione, una delle principali manifestazioni sintomatiche riconducibili all’infezione da coronavirus.

Nello Giuliano

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