Una nuova ricerca ha suggerito che alcuni gruppi specifici di microbi intestinali potrebbero influenzare l’insorgenza di ictus. Questo nuovo studio si aggiunge a studi precedenti che rilevano che il microbioma intestinale potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nelle malattie cardiovascolari. Inoltre, alcuni microbi possono influenzare la formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie e che i microbiomi intestinali dei pazienti con ictus differiscono da quelli dei controlli sani.
Per indagare se questi possono influenzare anche il recupero delle persone da questa condizione, i ricercatori hanno esaminato e prelevato le feci di 89 persone che presentavano l’ictus e hanno eseguito il sequenziamento del DNA per identificare i diversi microrganismi presenti nelle loro viscere e se alcuni gruppi di batteri erano correlati al loro recupero funzionale.
Hanno identificato nuovi taxa batterici associati a un rischio più elevato di gravità dell’ictus nella fase acuta a sei ore e a 24 ore. Hanno anche identificato una classe, un genere e una specie correlati a scarsi risultati funzionali a tre mesi dopo l’ictus ischemico. Questa scoperta ha aperto le porte alla possibilità di nuovi trattamenti per prevenire l’ictus ischemico, attraverso il nostro intestino. Al giorno d’oggi, non esistono trattamenti neuroprotettivi specifici per prevenire il peggioramento neurologico dopo l’ictus. L’uso di nuove terapie come i cambiamenti nel microbioma attraverso cambiamenti nutrizionali o il trapianto fecale potrebbe essere utile per migliorare l’evoluzione post-ictus.
In contemporanea uno studio indipendente ha utilizzato un metodo diverso, chiamato randomizzazione mandeliana, per indagare se il legame tra il rischio di ictus e alterazioni del microbioma intestinale sia veramente causale. In questo modo sono state identificate 26 specie batteriche che erano significativamente associate all’ictus. La maggior parte dei batteri che sono stati trovati sono associati a un minor rischio, ma 5 di questi sono associati ad un maggior aumento del rischio. Il prossimo passo sarà esplorare i meccanismi attraverso i quali la presenza o l’assenza di determinate specie contribuisce al rischio di ictus.
I batteri possono rilasciare tossine nel sangue, possono anche produrre alcune proteine che interferiscono con i processi fisiologici. C’è anche quello che viene chiamato asse microbiota-intestino-cervello, un percorso bidirezionale tra il cervello e il microbioma, per cui il cervello influenza l’intestino attraverso i nervi e il microbioma a sua volta influenza gli organi, compreso il cervello, principalmente alterando la pressione sanguigna.
Foto di Lakshmiraman Oza da Pixabay
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