Troppo esercizio fisico non richiede solo un sacrificio al nostro corpo, ma impegna seriamente anche il nostro cervello, stando ad un recente studio. I ricercatori hanno testato alcuni atleti di sesso maschile e in proposito hanno dichiarato: “Erano tutti fortemente motivati a far parte di questo programma, almeno all’inizio“, ha detto Bastien Blain, autore dello studio e ricercatore post-dottorato presso lo University College di Londra.
“La “sindrome da sovrallenamento” è una forma di burnout, riscontrata negli atleti che subiscono un calo di resistenza che si ripercuote sulle loro prestazioni, associato ad un’intensa sensazione di affaticamento“, hanno scritto i ricercatori. Per lo studio, metà degli atleti ha intensificato il proprio allenamento del 40%, mentre l’altra metà si è allenata come farebbe normalmente. Dopo tre settimane, tutti gli atleti sono stati sottoposti ad uno scanner cerebrale. Sono state poste domande atte a determinare una preferenza per una gratificazione immediata o per una “ricompensa” a lungo termine.
“Gli atleti che si sono sovra-allenati, in effetti, hanno riscontrato un’inclinazione maggiore a prendere decisioni tese a conseguire risultati immediati“, ha detto Blain. “Non solo, le risonanze magnetiche del cervello degli atleti hanno mostrato maggior affaticamento nella parte del cervello responsabile del controllo cognitivo“. “Il controllo cognitivo è la capacità di mantenere l’esercizio nonostante fattori negativi come il dolore muscolare“, ha aggiunto Blain. “Quello che abbiamo scoperto è che c’è una componente intellettiva coinvolta nell’esercizio“.
In sostanza, il nostro cervello si “stancherà” e influenzerà la nostra capacità di esercitarci in modo corretto. Quando c’è molta attività nell’area di controllo cognitivo del cervello, sostiene Blain, “gli atleti sono in grado di ignorare i segnali dei muscoli doloranti e concentrarsi sul risultato da perseguire. Ma il sovrallenamento può affaticare quella parte del cervello e una persona è meno propensa a chiedere ulteriori sforzi al proprio corpo“. Poiché questo studio si è concentrato solo atleti professionisti, le conclusioni sull’ “affaticamento del cervello” non possono essere applicate a tutte le categorie di persone senza ulteriori studi, ha fatto sapere il gruppo di ricerca.
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