Mentre gli scienziati lavorano per determinare perché alcuni degli ultimi modelli climatici suggeriscono che il futuro potrebbe essere più caldo di quanto si pensasse in precedenza, un nuovo studio indica che la ragione del maggiore riscaldamento globale è probabilmente correlata alle sfide che simulano la formazione e l’evoluzione delle nuvole.
La nuova ricerca, pubblicata su Science Advances, offre una panoramica di 39 modelli aggiornati che fanno parte di un’importante iniziativa internazionale sul clima, la sesta fase del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP6). I modelli saranno inoltre analizzati per l’imminente sesta relazione di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Il riscaldamento globale futuro e le nuvole
Rispetto ai modelli più vecchi, un sottoinsieme di questi modelli aggiornati ha mostrato una maggiore sensibilità all’anidride carbonica, ovvero più riscaldamento per una data concentrazione di gas serra, sebbene alcuni mostrassero anche una sensibilità inferiore. Il risultato finale è una gamma più ampia di risposte ai modelli rispetto a qualsiasi generazione precedente di modelli, risalente ai primi anni ’90.
Se i modelli di fascia alta sono corretti e la Terra è veramente più sensibile al biossido di carbonio di quanto gli scienziati avessero pensato, il futuro potrebbe anche essere molto più caldo di quanto precedentemente previsto. Ma è anche possibile che gli aggiornamenti apportati ai modelli tra l’ultimo progetto intercomparison e questo stiano causando o esponendo errori nei loro risultati.
Nel nuovo documento, gli autori hanno cercato di confrontare sistematicamente i modelli CMIP6 con le generazioni precedenti e di catalogare le probabili ragioni dell’ampliamento della gamma di sensibilità.
“Molti gruppi di ricerca hanno già pubblicato articoli che analizzano i possibili motivi per cui la sensibilità climatica dei loro modelli è cambiata quando sono stati aggiornati”, ha affermato Gerald Meehl, scienziato senior presso il National Center for Atmospher Research (NCAR) e autore principale del nuovo studio. “Il nostro obiettivo era quello di cercare tutti i temi che stavano emergendo, in particolare con i modelli ad alta sensibilità. La cosa che è venuta più volte è che i feedback delle nuvole in generale e l’interazione tra nuvole e minuscole particelle chiamate aerosol in particolare, sembrano contribuire a una maggiore sensibilità”.