La cultura cinese presenta diversi aspetti interessanti, molti dei quali ancora sconosciuti. Uno dei più curiosi, ma che più di ogni altro potrebbe rivelare notizie preziose sul modo di vivere di questo antico popolo, è un sistema di scrittura segreto che veniva impiegato dalle donne per non essere capite dagli uomini.
Il sistema di scrittura segreto che salvava le donne
Questo sistema di comunicazione, chiamato Nüshu, venne alla ribalta nel XIX secolo nella contea cinese dello Jiangyong, situata nella regione dell’Hunan, allo scopo di garantire libertà di espressione alle donne appartenenti ai gruppi etnici Han, Yao e Miao. Alcuni esperti ritengono che tale linguaggio esclusivamente femminile risalga alla dinastia dei Song o addirittura a quella degli Shang.
Nella società di stampo patriarcale della Cina imperiale, nel periodo compreso fra il III secolo a.C. e l’inizio del Novecento, alle donne era preclusa l’istruzione poiché ne erano considerate indegne, per cui questo prezioso sistema di scrittura veniva tramandato di madre in figlia e utilizzato con amiche e sorelle, divenendo in tal modo una testimonianza importantissima della condizione femminile dell’epoca.
Oggi, a 16 anni esatti dalla morte della sua ultima parlante conosciuta, la scrittura Nüshu ha iniziato ad attirare l’attenzione degli studiosi. Nello specifico, l’Università Tsinghua di Pechino ha recentemente attivato un corso su questo affascinante linguaggio, che attualmente è passato a far parte delle quotidiane comunicazioni sui social network.
Il Nüshu è una scrittura fonetica che si legge da destra a sinistra e rappresenta un amalgama di quattro dialetti locali parlati in tutto il Jiangyong rurale. Ogni simbolo rappresenta una sillaba e veniva scritto utilizzando degli affilati bastoncini di bambù e l’inchiostro ricavato dai resti bruciati lasciati in un wok. Nonostante sia chiaramente influenzato dai caratteri cinesi, il suo stile è tradizionalmente più allungato con tratti curvi e filiformi, inclinati in diagonale verso il basso, ed è stato talvolta definito dalla gente del posto come “la scrittura delle zanzare” per via del suo aspetto filiforme.