Due piccole isole, che si affacciano sulle onde al centro dell’Oceano Pacifico del Nord, sono le punte del vulcano più grande del pianeta. Pūhāhonu significa “tartaruga che viene in superficie per respirare” in lingua hawaiana. In effetti, queste due isole che sorgono nel centro dell’Oceano Pacifico del Nord, a circa 1.100 chilometri da Honolulu, sono molto più di questa descrizione.
Queste due isole nascondono molto di più di quello che sembrano: in realtà, sono un vulcano che sorge a circa 4.500 metri dal fondo del mare, da un’unica fonte di roccia fusa.
Un articolo scientifico, recentemente pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, e basato su un’analisi del sonar del 2014, evidenzia che Pūhāhonu contiene circa 150.000 chilometri cubi di roccia. Tuttavia, solo un terzo di questo volume è esposto sopra il fondo del mare: il resto della roccia è sepolto sotto un anello di detriti, coralli e altri materiali che sono stati corrosi.
Gli scienziati sottolineano che Pūhāhonu è così pesante che ha causato l’affondamento della crosta terrestre vicina (e, di conseguenza, il vulcano stesso) centinaia di metri nel corso di milioni di anni.
Il vulcano che sorge dal mare
Mauna Loa, sulla Big Island delle Hawaii, è il vulcano più alto del mondo, ma non grande come Pūhāhonu: un’indagine del 2013 ha stimato che il volume di Mauna Loa è di circa 83.000 chilometri cubi.
Il massiccio del Tamu, con sette milioni di chilometri cubi, un tempo era considerato il più grande vulcano a scudo del mondo. Tuttavia, gli scienziati ritengono che si sia formata lungo una catena montuosa nel mezzo dell’oceano, non originata da un’unica fonte di magma.