Circa 14.000 anni fa, cinque persone scalze – tre adulti e due bambini – camminavano attraverso un oscuro passaggio di una grotta. Il tempo passò, ma il gruppo lasciò impronte perfettamente conservate. Per illuminare la strada, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista eLife, queste persone dell’età della pietra bruciarono bastoni di pino che gli archeologi hanno trovato nella grotta, conosciuta come Grotta della Basura, nel nord Italia.
Il soffitto della grotta era così basso che, in parte, gli esploratori antenati furono costretti a strisciare, lasciando dietro di sé “la prima prova in assoluto di impronte umane“, spiega Marco Romano, ricercatore presso l’Istituto Evolutionary Studies dell’Università di Witwatersrand in Sud Africa.
Ai ricercatori è nota già da tempo la presenza di antichi umani nella Grotta della Basura. Era, infatti, il 1950. Ma questa nuova analisi è anche il primo “aspetto high-tech” di queste tracce specifiche, poichè gli archeologi hanno utilizzato scanner laser, analisi dei sedimenti, geochimica e Modellazione 3D archebotanica per studiare le impressioni.
Passi nel passato
C’erano così tante impronte – 180 in totale – che i ricercatori sono riusciti a mettere insieme tutto ciò che accadde quel giorno durante il Paleolitico superiore – conosciuto anche come l’età della pietra. In base alle diverse dimensioni delle impronte, c’erano cinque persone di diverse età.
Questo gruppo era scalzo e non sembrava indossare alcun vestito. Dopo aver camminato per circa 150 metri, giunsero nel Corridoio delle Impronte e poi camminarono in fila indiana. “Hanno camminato molto vicino alla parete laterale della grotta, un approccio più sicuro utilizzato anche da altri animali quando si spostano in un ambiente poco illuminato e sconosciuto“, spiega romano .
Fino a quando il tetto della grotta non si abbassò di circa 80 centimetri, costringendo gli avventurieri a strisciare, “mettendosi carponi sul substrato di argilla“.
I ricercatori sanno che gli antichi umani vivevano nell’area e usavano la grotta. Per questo, la scoperta non contribuisce molto alla comprensione scientifica dei popoli dell’età della pietra. “È un gruppo di persone che esplorano una grotta, il che è interessante, ma lo sapevamo comunque“, spiegano. Non è raro, infatti, trovare le orme di bambini mescolati con quelle degli adulti.