Un team di archeologi in Egitto ha effettuato una scoperta straordinaria nella regione di Abusir, situata tra le rinomate zone archeologiche di Giza e Saqqara. Questa squadra, proveniente dall’Istituto ceco di egittologia dell’Università Carolina di Praga, ha riportato alla luce la tomba di uno scriba reale precedentemente sconosciuto, che visse intorno alla metà del primo millennio a.C.
Lo scriba, identificato con il nome Djehutyemhat, è stato sepolto insieme a testi magici e incantesimi progettati per proteggerlo dai morsi dei serpenti, che erano comuni e spesso fatali nell’Antico Egitto.
La tomba, ornata con immagini di divinità egizie e testi magici, si trova in una zona conosciuta per essere una necropoli di alti funzionari e comandanti militari delle 26a e 27a dinastie egiziane. Sebbene la parte superiore della tomba sia stata erosa dal tempo, la camera sepolcrale, situata sul fondo di un pozzo profondo di circa 5,24 metri, è rimasta sorprendentemente ben conservata.
All’interno della tomba, gli archeologi hanno scoperto un sarcofago in pietra con iscrizioni geroglifiche e rappresentazioni artistiche delle divinità della mitologia egizia. Spiccano le figure di Iside, Neftis e Imentet, quest’ultima venerata come la dea dell’Occidente e la “madre dei defunti”.
L’analisi delle ossa di Djehutyemhat ha rivelato che è deceduto in giovane età, a soli 25 anni, e ha sofferto di problemi di salute legati al suo lavoro sedentario, tra cui grave osteoporosi e usura della colonna vertebrale.
Questa scoperta è particolarmente significativa grazie alle iscrizioni che contengono estratti dal Libro dei Morti, che fornivano livelli aggiuntivi di protezione per l’anima del defunto nel suo viaggio nell’aldilà. Le pareti della tomba erano adornate con offerte rituali e il soffitto raffigurava il percorso del sole nel cielo, con inni dedicati alla stella che sorge e tramonta.
Ciò che ha catturato maggiormente l’attenzione degli archeologi è stata una serie di incantesimi contro i morsi dei serpenti sulla parete nord della tomba. Miroslav Bárta, l’archeologo che ha guidato gli scavi, ha sottolineato l’importanza di questi incantesimi, considerando la frequente minaccia dei serpenti nell’Antico Egitto, spesso letali.
Curiosamente, nonostante i serpenti fossero visti come una minaccia, erano anche considerati potenti protettori dei defunti e delle loro mummie, riflettendo la complessità delle credenze egizie sulla vita e la morte.
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