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Influenza: perché quella del 1918 ha portato oltre 50 milioni di morti

Si avvicina sempre più l’inverno, e di conseguenza iniziamo ad entrare nel periodo più rischioso per avere malattie a trasmissione aerea, l’influenza fra tutte. L’influenza è un’ affezzione rinotracheobronchiale che si manifesta con mal di gola, mal di testa, raffreddore, stanchezza generale, e sopratutto con febbre, che in assenza di un trattamento anti-piretico può arrivare fino a 41°. Ciò che rende pericolosa l’influenza sono le mutazioni che può avere il virus. Esistono due cambiamenti, l’antigenic drift, cambiamenti minori delle proteine ceppo-specifiche, e l’antigenic shift, che causa cambiamenti maggiori di tutto il comparto amminoacidico del virus e provoca spesso pandemie (fenomeni illimitati nel tempo e nello spazio). Tre sono le grandi pandemie influenzali avvenute nel corso del 900′, fra cui quella spagnola è stata senza dubbio la più catastrofica.

 

Perché l’influenza spagnola ha provocato così tanti morti

Sono passati esattamente 100 anni dalla grande pandemia influenzale che ha portato oltre 50 milioni di morti in tutto il mondo. Un recente studio, pubblicato su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, ha spiegato perché è stata così forte e violenta e le persone non sono riuscite ad opporsi.

Grazie alle mutazioni, il virus dell’influenza cambia e diventa irriconoscibile dalle difese immunitarie e anche dai vaccini. La mutazione del 18′ ha preso tutti alla sprovvista, grazie anche ad una maggiore facilità di trasmissione da uomo a uomo. Il virus inoltre non provocava danni leggeri, bensì era diventato infettivo anche per altri tessuti oltre alle vie aeree. Bisogna considerare anche che nel 1918 le condizioni igienico-sanitarie erano precarie, e ciò ha portato ad un aumento del tasso di mortalità della pandemia.

Oggi, i tempi sono sicuramente cambiati, ma bisogna comunque considerare alcuni fattori. Sempre più persone, soprattutto in zone povere, rimangono con carenze sanitarie e di cibo e sono più esposte a malattie, inoltre il continuo uso di antibiotici sta portando i batteri a svilupparne una resistenza. Anche il fattore demografico è importante, nel 1918 l’influenza spagnola colpiva, a sorpresa, sopratutto i giovani adulti e non i vecchi, forse perché avevano alte difese. La popolazione, ora, tende sempre più all’invecchiamento, ma con una salute più fragile. Persone obese, scarsa attività fisica, malattie croniche come diabete, malnutrizione rendono il soggetto a rischio.

L’unica forma per difendersi il più possibile dalle malattie e dalle loro mutazioni è la prevenzione, soprattutto grazie ai vaccini, indispensabili, oltre ad un costante flusso di informazioni e aggiornamenti sui vari casi di malattie nel mondo giorno per giorno. Gli autori dello studio hanno riportato, che, se la stessa epidemia che colpì nel 18′ si verificasse ora, il numero di morti potrebbe addirittura triplicarsi.

Francesco Borea

Studente universitario Appassionato di tecnologia

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