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Inquinamento oceanico: un nuovo biomateriale che può salvare dalla plastica

Bottiglie, utensili, cannucce di plastica sono quotidianamente utilizzati nella nostra vita e sono tutti oggetti in plastica usa e getta, quindi utilizzati una vota e poi gettati via. Di conseguenza questi oggetti molte volte finiscono nelle discariche e anche nelle acque oceaniche, dove non solo intrappolano la fauna selvatica, portandola alla morte, ma rilasciano anche tossine che circolano nell’aria quando si decompongono.

Ora alcuni ricercatori dell’NC State hanno sviluppato un biomateriale che potrebbe risolvere il problema dell’inquinamento oceanico da plastica. Inoltre hanno scoperto come convertire la polvere di segatura avanzata in un materiale da imballaggio simile al polistirolo. Questo materiale a base di legno potrebbe un giorno sostituire la plastica all’interno di oggetti monouso.

 

Plastica, un biomateriale potrebbe sostituirla e salvarci dall’inquinamento oceanico

I ricercatori lo stanno attualmente testando prima di proporlo a future aziende. Si concentrano al momento sulla produzione di imballaggio e prodotti per la ristorazione. Questi sono spesso realizzati in polistirolo, un marchio popolare di poliestere, ossia plastica con petrolio. Visto che questo materiale non è riciclabile e biodegradabile, questi oggetti vengono spesso gettati nelle discariche e nelle acque, dove possono effettivamente impiegare oltre 500 anni per distruggersi.

Rappresentano una vera e propria minaccia sia per la nostra salute e il nostro ecosistema. La composizione leggera e la galleggiabilità del polistirolo gli consentono di galleggiare per lunghe distanze in acqua. Può anche assorbire e trasportare inquinanti tossici, come il mercurio. Ogni anno vengono prodotte oltre 300 milioni di tonnellate di plastica, la maggior parte delle quali provengono da oggetti monouso. Diverse ricerche affermano che circa 12 milioni di tonnellate di plastica vanno a finire negli oceani.  Purtroppo se questi ritmi continueranno con questi ritmi, le quantità di tonnellate triplicherà fino ad arrivare a 30 milioni di tonnellate in un anno entro il 2040.

Nel tentativo di combattere e affrontare l’inquinamento da plastica moltissimi ricercatori di tutto il mondo hanno e stanno ancora cercando di trovare diverse soluzioni, soprattutto a base di fibre. Queste però hanno bisogno di molta acqua, energia e prodotti chimici, che costano quasi 10 volte di più del nuovo biomateriale. Quest’ultimo non richiede acqua per essere prodotto. I ricercatori macinano, setacciano e mescolano la segatura e residui agricoli per formare una polvere. La polvere poi viene combinata con un legante prima di essere fusa e modellata in un oggetto.

Inoltre, poiché i ricercatori utilizzano la segatura, il processo di produzione è praticamente zero rifiuti e zero emissioni. Questo materiale non è solo riciclabile ed ecologico, ma anche biodegradabile in acqua salata. Semplicemente scomparirà nel tempo e di conseguenza fornirà nutrienti alla vita acquatica. I ricercatori esploreranno anche l’uso della stampa 3D nel processo di produzione, con l’obiettivo di creare articoli per la casa ecologici.

Foto di hakelbudel da Pixabay

Annalisa Tellini

Musicista affermata e appassionata di scrittura Annalisa nasce a Colleferro. Tuttofare non si tira indietro dalle sfide e si cimenta in qualsiasi cosa. Corista, wedding planner, scrittrice e disegnatrice sono solo alcune delle attività. Dopo un inizio su una rivista online di gossip Annalisa diventa anche giornalista e intraprende la carriera affidandosi alla testata FocusTech per cui attualmente scrive

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