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L’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci nella lotta al Covid-19?

L’uso dell’intelligenza artificiale è ormai all’ordine del giorno in sempre più settori dell’industria, dall’integrazione in veicoli autonomi ai fini di garantire maggiore sicurezza, agli algoritmi utilizzati per affinare le tecniche pubblicitarie nelle relative campagne. Ma sarebbe possibile, ricorrendovi in ambito sanitario, utilizzare l’intelligenza artificiale per prevedere lo scoppio di epidemie come quella del coronavirus COVID-19, che ormai tutto il mondo si è trovato a fronteggiare?

Da quando i primi casi sono stati rilevati alla fine del dicembre 2019, il coronavirus si è diffuso da Wuhan, in Cina, a 34 paesi in tutto il mondo, facendo registrare oltre 80.000 casi. Nel tempo record di 10 giorni è stato poi costruito un ospedale per fornire 1.000 posti letto a coloro che erano caduti vittime del virus a Wuhan; il 97% dei casi segnalati sono infatti concentrati in Cina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inoltre recentemente affermato che il mondo dovrebbe farsi trovare pronto ad una pandemia globale.

 

Secondo gli esperti, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a prevedere dove e quando un nuovo focolaio potrebbe svilupparsi

Il coronavirus può essere trasmesso da persona a persona attraverso le goccioline espulse quando una persona infetta tossisce o starnutisce. In proposito, l’OMS ha dichiarato: “I segni comuni dell’infezione includono sintomi respiratori, febbre, tosse, respiro corto e difficoltà respiratorie generalizzate. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte“.

Gli esperti di intelligenza artificiale hanno quindi suggerito che questa tecnologia potrebbe essere in grado di contrassegnare i sintomi ben prima che i medici si rendano dell’insorgenza della malattia. L’intelligenza artificiale potrebbe infatti avvertire le istituzioni mediche di un aumento del numero di persone che soffrono degli stessi sintomi, dando loro un preavviso di due o quattro settimane, che a loro volta potrebbe garantire loro il tempo di testare una cura e tenere informato il pubblico nel miglior modo possibile. Man mano che il virus continua a diffondersi, l’IA potrebbe essere utilizzata per prevedere dove colpirà.

Nello Giuliano

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