Non c’è niente di più intrigante di un antico mistero. Come quello della scomparsa degli abitanti dell’isola di Pasqua. L’isola del sud dell’Oceano Pacifico, territorio del Cile, secoli fa ha vissuto una popolosa prosperità ma, nel 1860, tutti improvvisamente svanirono nel nulla.
L’isola, conosciuta per le sue “teste in pietra”, ospitava la gente di Rapa Nui. Ma poco si conosce oggi della sua storia. Ci sono molte teorie popolari sul perché queste persone siano morte, e vanno dalla malattia al conflitto alla deforestazione. Tuttavia, la teoria più popolare è che siano scomparsi a seguito di un ecocidio, ovvero la distruzione del proprio ambiente naturale.
La storia narra che il popolo di Rapa Nui si stabilì per la prima volta sull’isola nel 1200. Ma quando gli europei giunsero nel XVIII secolo, si era già verificata una grande deforestazione. Il pesce era probabilmente la più comune fonte comune di cibo per gli isolani. Ma, a mancare, erano gli alberi per costruire le canoe. Tuttavia, con una quantità decrescente di alberi, la pesca dall’oceano non fu più un’opzione vitale. Ciò poi conduce alla scelta di Rapa Nui di affidarsi al cibo dell’isola, ma i metodi poveri di allevamento portarono all’erosione del suolo e al declino dell’agricoltura.
Tuttavia, nuove ricerche hanno potenzialmente ribaltato le cause. Un team dell’Università di Bristol, che si unisce al lavoro dell’Università delle Hawaii e dell’Università di Binghamton, suggerisce che l’evidenza del crollo ecologico dell’isola di Pasqua non si abbina a quanto finora sostenuto.
I loro studi sui diversi ritrovati botanici, umani e faunistici rimasti sull’isola portano i ricercatori a costruire una maggiore “archeologia” di quello che gli isolani hanno mangiato e del modo in cui hanno coltivato il loro cibo. “Siamo stati in grado di dipingere un quadro approfondito di ciò che gli antichi insediatori hanno mangiato e, nel processo, conosciuto dei loro metodi agricoli“, spiega Catrine Jarman, autore principale dello studio.
Questa analisi ha rivelato che la gente di Rapa Nui non ha mai smesso di pescare, e metà della proteina nelle loro diete veniva dalla vita marina. Carl Lipo, dell’Università di Binghampton, racconta: “Abbiamo scoperto che nel corso della storia c’è una dieta marina abbastanza significativa e che le persone si sono nutrite di risorse marine e non solo del cibo proveniente da risorse terrestri. Abbiamo anche appreso che ciò che si otteneva dalle risorse terrestri proveniva da terreni molto modificati, e che avevano arricchito i suoli per coltivare i raccolti“.
Pertanto, questi risultati potrebbero indicare che non si è verificato alcun crollo agricolo e che i popoli di Rapa Nui erano in realtà abbastanza abili in agricoltura. Ciò ha anche implicazioni più ampie perché ci permette di riconsiderare come le popolazioni preistoriche interagissero con il loro ambiente senza affidarsi a fonti storiche moderne.
Queste rivelazioni ora proietteranno i ricercatori verso altre soluzioni di questo mistero.