iTunes ha ormai imboccato il viale del tramonto. Questa settimana, i social media sono andati in visibilio dopo che, stando ad alcune indiscrezioni, Apple avrebbe in mente di chiudere definitivamente iTunes, un servizio che è stato in grado di trasformare il business musicale da quando è stato lanciato, nel lontano 2003.
Apple terrà la sua conferenza annuale degli sviluppatori questo lunedì e tra gli annunci previsti ci sarà una “riconfigurazione” che dividerà le offerte di iTunes in tre nuove categorie di applicazioni per musica, TV e podcast. Nessuno da Apple ha però risposto alle richieste di commenti in merito a questa decisione.
Per quanto criticato e criticabile possa essere stato iTunes, senza di esso, il modo in cui oggi ci rapportiamo all’intrattenimento digitale non sarebbe lo stesso. Steve Jobs si dedicò prima di tutto proprio alla musica, prima di passare a film e podcast. Introducendo iTunes nel 2003, Apple sperava di aiutare il business della musica ad uscire dalla rete di condivisione di file guidata da Napster.com, che aveva messo in grande pericolo gli introiti di molte aziende.
“Le case discografiche si trovano in una situazione difficile perché la gente vuole comprare la propria musica online, ma non c’è un modo preciso per farlo e quindi la rubano“, disse Jobs. “Gli utenti si trovano in una brutta situazione perché la maggior parte di loro non vuole macchiarsi di questo reato, ma nel contempo sono consapevoli che non c’è altro modo per ascoltare la propria musica preferita“.
Nel corso degli anni, iTunes si è evoluto nel senso che Jobs ha sempre inteso dare ad esso, eliminando caratteristiche che lui e il suo team ritenevano obsoleti e sperimentando iniziative sempre nuove e sempre più al passo con l’utenza. La piattaforma funzionava tramite la condivisione in stile Facebook e Twitter. L’ascesa di Spotify ha però messo in discussione il dominio di Apple, facendosi il cavallo di battaglia di un cambiamento tecnologico sempre più orientato verso lo streaming.
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