Negli ultimi decenni, la scienza ha compiuto grandi progressi nella comprensione delle basi genetiche dell’autismo e delle disabilità intellettive. Studi su gemelli e famiglie hanno mostrato che fattori genetici giocano un ruolo importante, ma è ancora lontano il giorno in cui un semplice test genetico potrà prevedere con certezza queste condizioni.
La ricerca ha identificato centinaia di geni associati allo spettro autistico e alle disabilità intellettive. Alcune mutazioni rare, chiamate de novo (non ereditate dai genitori), sono risultate particolarmente rilevanti. Tuttavia, queste varianti spiegano solo una piccola parte dei casi. La maggior parte delle persone con autismo ha un insieme complesso di variazioni genetiche comuni, ciascuna con un effetto molto limitato.
Autismo e genetica: quanto possiamo davvero prevedere?
Più che “prevedere”, la genetica oggi consente di stimare un rischio. Gli scienziati parlano di punteggio di rischio poligenico (PRS), una sorta di calcolo della probabilità che una persona possa sviluppare una certa condizione sulla base del suo DNA. Ma questi punteggi, nel caso dell’autismo, non sono ancora sufficientemente precisi da essere utilizzati nella pratica clinica.
Anche fattori ambientali, come infezioni durante la gravidanza, esposizione a inquinanti o complicanze al parto, possono contribuire allo sviluppo di autismo o disabilità intellettive. L’interazione tra genetica e ambiente è complessa e ancora oggetto di studio. Questo significa che il DNA da solo non racconta mai l’intera storia.
Anche se la genetica non è predittiva in senso stretto, può essere utile nella diagnosi precoce, soprattutto nei casi più gravi. Alcuni test genetici (come il sequenziamento dell’esoma o il test CGH-array) vengono oggi utilizzati nei bambini con ritardi dello sviluppo, per cercare cause genetiche sottostanti.
Migliorare la nostra capacità di individuare segnali genetici predittivi
L’idea di prevedere il futuro comportamento o le capacità cognitive di un bambino grazie al DNA solleva interrogativi etici rilevanti. Il pericolo di stigmatizzazione, discriminazione o diagnosi errate è concreto, soprattutto se si usano questi dati senza un’adeguata interpretazione medica.
I ricercatori stanno sperimentando l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare grandi banche dati genetiche e scoprire nuovi schemi. In futuro, queste tecnologie potrebbero migliorare la nostra capacità di individuare segnali genetici predittivi, ma siamo ancora in una fase sperimentale.
In sintesi, la genetica è uno strumento potente per capire meglio l’origine dell’autismo e delle disabilità intellettive, ma non è (e probabilmente non sarà mai) una “sfera di cristallo” in grado di prevedere il futuro di un bambino. Piuttosto che puntare su previsioni assolute, la scienza invita a una comprensione più profonda e personalizzata, che tenga conto della complessità di ogni individuo.
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