La pandemia ha già segnato più di un anno di convivenza con noi esseri umani. Nel tempo, abbiamo imparato sempre di più sul virus che ci attacca e su come affrontarlo. Ma è chiaro che siamo ancora lontani dal sapere tutto. Ora, come recente buona notizia, il COVID-19 ha dimostrato non solo di essere vulnerabile alla luce solare, ma di cedere ad essa molto più velocemente del previsto.
La ricerca sul coronavirus ha rivelato che questo è sensibile alla luce solare. Tuttavia, già nel 2020 si era ritenuto che, a causa della sua sensibilità ai raggi UV-B, il COVID-19 avrebbe impiegato almeno alcune ore per essere completamente disattivato dalla luce solare. Quando questa teoria è stata messa in pratica, è stato notato che il tempo di attesa era molto più breve. Ad esempio, il virus è scomparso almeno tre volte più velocemente di quanto teoricamente previsto.
Allo stesso modo, quando il virus è stato coltivato nella saliva simulata e quindi esposto ai raggi del sole, è stato osservato che questi sono scomparsi fino a otto volte più velocemente del previsto. Pertanto, in media, i raggi del sole hanno impiegato solo tra i 10 e i 20 minuti per decomporre il SARS-CoV-2.
Ora gli scienziati si sono chiesti cosa stia realmente accadendo a livello molecolare tra il sole e il virus. E ne sono sorte varie ipotesi, tra le quali spicca la possibilità che anche i raggi UV-A partecipino al processo. Questi sono fondamentalmente una componente molto meno energetica della radiazione solare. Quindi, non sono stati presi in considerazione come partecipanti attivi nel processo di decomposizione di SARS-CoV-2.
Con le nuove scoperte, i ricercatori hanno iniziato a teorizzare che i raggi UV-A potrebbero interagire con le cosiddette molecole intermedie reattive. Una volta attivati, potrebbero anche entrare in contatto con il virus e iniziare ad agire per disabilitarlo.
Al momento non è chiaro se questo corrisponda ad un’effettiva risoluzione del problema. I ricercatori hanno sollevato l’idea di una possibilità, ma chiariscono che saranno necessarie ulteriori ricerche per capire davvero cosa succede tra la luce solare e il virus COVID-19.
Finora, ciò che è stato dimostrato è che i raggi del sole sono, in effetti, un modo altamente efficiente per sradicare il coronavirus dalle superfici. Pertanto, una volta stabilito se i raggi UV-A sono il segreto del successo della radiazione solare, potrebbe essere utilizzato come metodo di pulizia e sterilizzazione di luoghi pubblici o molto affollati come stazioni della metropolitana, sale da pranzo o cucine ristoranti.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Infectious Diseases.
Dopo aver ridisegnato la sezione delle GIF e degli sticker per renderla più funzionale, WhatsApp continua a migliorarla portando in…
Un nuovo capitolo dell'eterna lotta tra l'uomo e le uova, o perlomeno della lotta per capire se fanno bene o…
Negli ultimi anni, l'intelligenza artificiale (IA) ha portato enormi progressi nella medicina e, in particolare, nella chirurgia assistita da robot.…
Il senso dell'olfatto negli esseri umani è una delle capacità sensoriali più complesse e affascinanti. Sebbene il nostro sistema olfattivo…
L'esercizio fisico è noto per i suoi benefici sul sistema nervoso centrale (SNC) e periferico (SNP), supportando la crescita e…
Le cellule gliali, che svolgono funzioni essenziali di supporto nel sistema nervoso centrale, sono oggi al centro di un crescente…