Dopo tanto tempo passato alla sua ricerca nello spazio, ora per la prima volta sarà la NASA ad inviare la vita nello spazio profondo. Si tratterà di lieviti che saranno trasportati in orbita attorno al Sole per poterci permettere di indagare su come sia lo spazio colpito dalle radiazioni al di fori della protezione del campo magnetico terrestre.
Il veicolo che li trasporterà nello spazio è un piccolo CubeSat da 14 kg, a cui è stato dato il nome di BioSentinel. Il lancio avverrà all’interno della missione Artemis 1 che decollerà a metà del 2020 ed i dati saranno raccolti per un periodo di 9/12 mesi. Lo scopo principale del BioSentinel, sarà quallo di determinare quali siano gli effetti a lungo termine delle radiazioni sul DNA. Ospiti del CubeSat saranno due diverse varietà di lievito, il Saccharomyces cerevisiae, comune e abbastanza resistente alle radiazioni, ed un tipo mutante molto più sensibile.
Durante tutto il periodo della missione di BioSentinel, i ricercatori terranno sotto osservazione la crescita e di parametri di entrambe le specie di lieviti nello spazio profondo. Contemporaneamente verranno osservate anche delle colture di controllo sulla Stazione Spaziale Internazionale, quindi in condizioni di microgravità e basse radiazioni.
Il terzo gruppo di lieviti monitorati si troverà invece sul nostro pianeta si presso l’Ames Research Center che al Brookhaven National Laboratory dove gli scienziati esporranno il lievito ad alte radiazioni. Tutti i dati dovrebbero concorrere a capire quali effetti sono dovuti alle radiazioni e quali risultano dalla microgravità o da altri fattori.
Gli scienziati hanno fatto ricadere la loro scelta sul lievito S. cerevisiae poiché si tratta di un ottimo modello per questo tipo di studi. Secondo quanto dichiarato da un portavoce della NASA infatti: “È importante sottolineare che il processo di riparazione di danni al DNA operato dal lievito è molto simile a quello degli umani, e questo lo rende un solido modello di paragone. I risultati di BioSentinel saranno fondamentali per interpretare gli effetti dell’esposizione alle radiazioni spaziali, riducendo il rischio associato all’esplorazione umana a lungo termine e convalidando i modelli esistenti degli effetti delle radiazioni spaziali sugli organismi viventi”.
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