Un team di ricercatori dell’Università di Copenaghen ha sviluppato un nuovo materiale biodegradabile al 100% derivato da scarti di amido di orzo e fibre di barbabietola da zucchero. Questa innovativa bioplastica è progettata per decomporsi naturalmente entro soli 60 giorni se lasciata in natura, rappresentando una possibile soluzione all’inquinamento da plastica.
Il nuovo biocomposito è composto da amilosio e nanocellulosa, sostanze derivate rispettivamente dagli scarti dell’orzo e dell’industria dello zucchero. Questi componenti sono noti per la loro robusta struttura molecolare, che conferisce al materiale una maggiore resistenza e flessibilità rispetto alle attuali bioplastiche.
Secondo Andreas Blennow, del Dipartimento di scienze vegetali e ambientali dell’Università di Copenaghen, il nuovo materiale è “più forte e resistente all’acqua rispetto alle attuali bioplastiche“. Questa caratteristica lo rende adatto a una vasta gamma di applicazioni quotidiane, come borse della spesa e imballaggi alimentari.
Per produrre il nuovo materiale, gli scienziati hanno sciolto i materiali vegetali in acqua e li hanno mescolati. La soluzione è stata poi riscaldata sotto pressione per formare piccoli granuli che possono essere modellati in varie forme. Questo processo permette di integrare facilmente il nuovo materiale nelle linee di produzione esistenti che trattano grandi volumi di amidi di origine vegetale, come quelli di patate e mais.
Attualmente nella fase di prototipo, i ricercatori stanno lavorando per ottenere un brevetto e hanno formato una società in collaborazione con l’Università di Aarhus per promuovere lo sviluppo e la commercializzazione della loro invenzione. Sono in corso discussioni con aziende danesi di materiali di imballaggio per esplorare le possibili applicazioni nel settore degli imballaggi alimentari.
Blennow ha dichiarato: “Siamo molto vicini al punto in cui potremo effettivamente iniziare a produrre prototipi in collaborazione con il nostro gruppo di ricerca e le nostre aziende. Penso che sia realistico che diversi prototipi di imballaggi morbidi e rigidi, come vassoi, bottiglie e sacchetti, possano essere sviluppati entro un periodo compreso tra uno e cinque anni”.
Le plastiche sono onnipresenti in quasi tutti i settori, dal packaging all’industria aerospaziale, e continuano a contaminare l’ambiente a causa della loro persistenza e resistenza al riciclo. Attualmente, solo il 9% della plastica viene riciclato a livello globale, un dato che rende urgente la ricerca di alternative sostenibili.
La nuova plastica biodegradabile derivata da scarti di orzo e barbabietola rappresenta un passo significativo verso la riduzione dell’inquinamento da plastica. Con ulteriori sviluppi e la collaborazione tra università e industria, questa innovazione potrebbe rivoluzionare il mercato degli imballaggi, offrendo una soluzione ecologica e sostenibile alle sfide ambientali attuali.
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