Screenshot Google Maps
Da un centinaio di anni, molti si sono interrogati sulla misteriosa Piramide dell’Antartide. La vicenda è però clamorosamente balzata agli occhi di appassionati di misteri, ufo e complotti, grazie all’avvento di Google Earth.
Nel 2016 infatti la piramide è divenuta improvvisamente visibile agli occhi di tutti. Si tratta di un solido perfetto, avvistato tramite Google Earth a queste coordinate: 79°58’39.25″S 81°57’32.21″W.
Il potere del web ha fatto sì che la notizia acquisisse una grande notorietà a livello globale. Ma in realtà non si tratterebbe né di un mistero insoluto né della prima volta che tale piramide sia stata avvistata, né tanto meno dell’unica piramide dell’Antartide.
Ad un primo sguardo sembra proprio di trovarsi di fronte ad una riproduzione innevata della piana di Giza. Ma in realtà sembra si tratti semplicemente di uno sperone roccioso, alto ben 1265 metri, levigato dall’azione di centinaia di milioni di anni di erosione.
La piramide dell’Antartide sembra dunque non essere così misteriosa, nonostante l’eco mediatico suscitato dalle immagini di Google Earth. Poco più a Sud della montagna infatti, nella cosiddetta area di Patriot Hills, è persino presente una base di ricerca. Quella fatta su Google dunque sembra non essere una scoperta così sensazionale.
La piramide fu infatti avvistata per la prima volta tra il 1910 e il 1913, quando gli esploratori britannici che facevano parte della Terra Nova Expedition si imbatterono in una strana piramide rocciosa, dalle pareti lisce e scoscese, molto simile a quelle dell’Antico Egitto. La chiamarono semplicemente “The Pyramid” e probabilmente furono i primi a chiedersi se si trattasse di una costruzione creata dall’uomo.
Negli ultimi anni però, la popolarità globale di questa montagna, ha fatto si che si sviluppassero numerose teorie sulla sua creazione, molte delle quali ovviamente di natura complottistica, che hanno tirato in ballo persino nazisti ed alieni. Alcuni hanno persino ipotizzato che potrebbe essersi trattato di una base militare segreta utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale (in un luogo molto comodo per combattere una guerra che si è sviluppata principalmente in Europa).
Ma nel 2016, quando la piramide tornò all’apice dei rotocalchi, Eric Rignot, docente di Scienze della Terra presso la University of California dichiarò su Live Science: “Questa è solo una montagna che somiglia a una piramide. La conformazione piramidale non è un qualcosa di impossibile in natura. Ci sono molteplici picchi che somigliano a piramidi, ma magari hanno solo uno o due versanti perfettamente inclinati e levigati, raramente 4 come in questo caso”.
Come spiega infatti Mauri Pelto, docente di scienze ambientali al Nichols College di Dudley, nel Massachusetts, si tratterebbe di una struttura naturale, dovuta alla successione di cicli di congelamento e scongelamento. “Ciò accade quando neve o acqua riempiono le fratture di una montagna durante il giorno. Al calare della notte e delle temperature, la neve o l’acqua ghiacciano e si espandono, convertendosi in ghiaccio, Quando questi cicli si ripetono su un arco temporale così lungo, portano a fratture ben più ampie che possono causare anche il cedimento di intere sezioni di roccia.”
Secondo Peto l’erosione non è uniforme su tutti e 4 i versanti della montagna. Mentre tre versanti risultano essere erosi con ritmi simili, data la composizione rocciosa identica, il quarto versante appare invece meno scosceso. Questo significa che su questo versante, quello orientale, l’erosione è avvenuta in modo disomogeno nel tempo.
Inoltre la così detta piramide, fa in realtà parte di una catena montuosa, quella di Ellsworth, che sembra presentare molte altre montagne della stessa forma. Ed altre “piramidi” simili si trovano anche in altre aree dell’Antartide, e non solo. Tali formazioni infatti si trovano anche nell’Artico, soprattutto sulle coste della Groenlandia, dove gli inuit le conoscono come “nunatakker”.
Nessun mistero dunque. Non si tratta di alieni, nazisti o civiltà perdute tra i ghiacci, ma solo delle affascinanti creazioni che la natura sa costruire.
Ph. Credit: Google Maps
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