Secondo una ricerca della School of Medicine della University of Missouri, lavorare di notte rende più suscettibili al rischio di sviluppare diabete e obesità, e la ragione di questo fenomeno è ancora misteriosa. Gli scienziati, tuttavia, potrebbero aver trovato una potenziale spiegazione per le variazioni che il metabolismo subisce durante i turni di notte, con conseguente irregolarità nel funzionamento delle cellule e del meccanismo centrale del cervello.
David Gozal, docente del dipartimento di Salute del Bambino alla MU School of Medicine, spiega che il suo gruppo di lavoro ha ipotizzato che i messaggi che le cellule producono e inviano durante il lavoro notturno siano diversi da quelli che inviano durante il turno di giorno, aggiungendo che tali messaggi arrivano a destinazione attraverso minuscoli pacchetti detti esosomi. Lo studio ha dimostrato che questi pacchetti interferiscono con la sincronia dei sistemi corporei durante il lavoro notturno, provocando un aumento della resistenza all’insulina e altri problemi di salute.
Gozal e il suo collaboratore Abdelnaby Khalyfa, professore associato della MU, hanno condotto la propria ricerca su 14 partecipanti che sono stati divisi in due gruppi nella simulazione di un turno di giorno e di un turno di notte. Dopo tre giorni dall’inizio della simulazione, i ricercatori hanno sottoposto i partecipanti a un prelievo di sangue ogni 3 ore, estraendo gli esosomi dal plasma e liberandoli all’interno di cellule di grasso. L’obiettivo era esaminare qualsiasi potenziale modificazione delle cellule di grasso e dei geni chiave che influenzano il metabolismo. I risultati hanno rivelato che gli esosomi prelevati dai partecipanti al turno di notte riducevano la sensibilità insulinica delle cellule di grasso, e che gli stessi esosomi contenevano regolatori di geni specializzati chiamati microRNA, che spostavano l’orologio interno delle cellule di grasso.
Gozal è convinto che l’impiego di esosomi prelevati dal sangue come marcatori del disallineamento circadiano possa risultare fondamentale per individuare trattamenti utili per prevenire gli effetti negativi sulla salute che il lavoro notturno produce nel lungo periodo. Per averne la certezza assoluta, però, occorre attendere ulteriori ricerche.
Ph. credits: Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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