Nelle scorse settimane l’Amazzonia era al centro dell’opinione pubblica mondiale per via degli incendi che la stavano infestando. Certo, adesso sembra tutto essere passato in secondo piano tanto che non se ne sta parlando più eppure l’emergenza è ancora presente. C’è bisogno di creare una strategia utile sia a salvare il più grande polmone verde del mondo, ma anche dare la possibilità agli imprenditori locali di fare di portare avanti i propri affari. Alcuni ricercatori dell’Università di Exeter sembrano aver avuto un’idea in grado di soddisfare entrambi gli aspetti.
Un dei problemi legali ai terreni della foresta pluviale è che sono poveri di nutrienti. Questo rende l’uso di questi spazi molto poco produttivo sul lungo periodo e da qui nasce la necessità di creare sempre più spazi ogni anno. Un modo per invertire questa situazione potrebbe essere quella di piantare un gruppo diversificato di piante legate alla famiglia dei legumi. Quest’ultimi hanno la capacità di raccogliere l’azoto dall’aria e bloccarlo nel terreno così rendere il terreno più fertile per più tempo.
Salvare l’Amazzonia con altre piante
La dichiarazione di Toby Pennington, ricercatore dell’Università di Exeter: “Gli alberi Inga possono crescere in un terreno molto povero e sono ampiamente utilizzati nei sistemi agroforestali e silvopastorali. Attualmente, la terra deforestata viene utilizzata per un breve periodo prima di essere abbandonata, oppure i piccoli proprietari sono sotto pressione per venderla per la produzione intensiva su larga scala di semi di soia, con gran parte del raccolto di soia venduto per nutrire il bestiame in Europa.”