Se l’assorbimento di energia sotto forma di cibo è costante, la maggiore attività metabolica provocherebbe una riduzione dell’energia disponibile per la crescita. Il corpo si adatta a quella situazione e perde meno massa di quanto ci si aspetterebbe.
Secondo l’antropologo Herman Pontzer, della Duke University degli Stati Uniti, quando si aumenta l’attività fisica a lungo termine anche il costo energetico giornaliero aumenta, ma meno di quanto ci si aspetterebbe. Inoltre, all’aumentare dell’attività, il dispendio giornaliero totale aumenta sempre meno, fino a diventare quasi costante. Ciò significa che, se tale dispendio è più o meno costante e il corpo sviluppa più attività fisica, altre riserve devono essere ridotte. Questa riduzione, in linea di principio, si verifica in funzioni non essenziali.
Pontzer prevede che l’attività fisica eserciti una riduzione delle altre attività fisiologiche e tali riduzioni hanno anche effetti benefici sulla salute. Naturalmente, quando l’attività è molto intensa, questi effetti diventerebbero negativi.
Con livelli moderati di esercizio, le attività fisiologiche sarebbero quelle non essenziali per sopravvivere. Alcune delle regolazioni termiche, la crescita somatica e quelle legate alla riproduzione rientrerebbero in questa categoria. Infatti, alti livelli di attività fisica alterano il ciclo ovarico, provocano una diminuzione della produzione di spermatozoi, abbassano i livelli ematici di ormoni sessuali e riducono la libido.
In condizioni di attività molto elevata, gli effetti sulla funzione riproduttiva sono accentuati. Inoltre, anche il funzionamento del sistema immunitario e le attività di riparazione delle strutture danneggiate ne risentirebbero. Ecco, dunque, l’origine degli effetti negativi sulla salute.
Come per l’attività fisica, l’organismo si adatta anche alla carenza di cibo. Diminuisce, in questo caso, la velocità dei processi vitali. Anche l’attività metabolica è ridotta, il dispendio energetico è basso. Anche la temperatura corporea soffre: riducendo la razione di cibo è generalmente più fredda. Mangiare di meno porta a una vita fisiologica più lenta e, in una certa misura, più efficiente.
Tutto questo è attribuito al molto probabile effetto positivo della restrizione calorica sulla longevità. Ma questo, per quelli di noi che hanno la spada di Damocle del sovrappeso e del diabete di tipo II sulla propria testa, è una cattiva notizia.
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