Sappiamo, ormai da oltre 18 mesi, che molte persone colpite dal virus Covid-19 sono risultate asintomatiche o con effetti lievi. Una volta superata la malattia molti hanno però visto ripresentarsi i sintomi. Questo è ciò che viene definito Long Covid, ossia la condizione che può durare mesi dove vi è la comparsa dei sintomi o quest’ultimi possono diventare duraturi.
Oltre alla perdita del gusto e dell’olfatto tra i sintomi più comuni riguardano la sfera cognitiva. Come già ampiamente dimostrato il Covid-19 può portare a gravi e seri problemi al cervello. Un nuovo studio ha suggerito che il Long Covid può portare ad un aumento del rischio di Alzheimer.
I sintomi sono graduali, ma ben presenti nel tempo. È possibile dimenticare delle semplici azioni quotidiane e avvolte è possibile dimenticare nomi di oggetti di uso giornaliero e addirittura trovarsi in uno stato di confusione permanente. I ricercatori stanno cercando di unire i pezzi e capire come il Covid-19 agisce a lungo termine, ma è abbastanza chiaro che la malattia porta ad un declino cognitivo anche per le persone che hanno avuto sintomi lievi.
Un ulteriore studio ha scoperto che la perdita dell’olfatto è legata ai sintomi della funzione cognitiva. Un terzo studio ha evidenziato che i marcatori di queste malattie cerebrali come l’Alzheimer erano presenti nei pazienti con infezione da Covid-19. Non è chiaro ancora se il Covid-19 stia causando l’Alzheimer, ma quello che è evidente è che le persone sperimentano cambiamenti persistenti, soprattutto nella memoria.
I sintomi cognitivi a lungo termine di Covid-19 sembrano differire con l’età. Depressione, ansia e disturbi del sonno sono più comuni tra i giovani, e la perdita di memoria e i disturbi del linguaggio sono più comuni nelle persone di età superiore ai 65 anni. Lo studio recente ha suggerito che le persone che perdono il senso dell’olfatto hanno maggiori probabilità di sperimentare un deterioramento cognitivo, che può manifestarsi come perdita di memoria o problemi con il linguaggio. La perdita dell’olfatto predice anche la gravità dei cambiamenti cerebrali e il declino cognitivo nelle persone con malattia di Alzheimer.
La connessione evidente potrebbe avere a che fare con una parte del cervello, chiamata bulbo olfattivo, che elabora il senso dell’olfatto. Quest’ultimo invia segnali anche ad altre parti del cervello che svolgono un ruolo nell’emozione, nella memoria e nell’apprendimento. Questo è il punto di ingresso che consente al coronavirus di infiltrarsi nel cervello, motivo per cui le persone comunemente perdono il senso dell’olfatto.
Tuttavia, è anche possibile che il virus non debba raggiungere il cervello per colpire il bulbo olfattivo. Invece, la perdita di memoria o il disturbo del linguaggio possono essere causati dalla risposta infiammatoria dell’organismo al virus. I pazienti Covid-19 che avevano un deterioramento cognitivo, avevano alcuni degli stessi biomarcatori che indicano lesioni cerebrali, neuroinfiammazione e morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno affermato di ritenere che i biomarcatori possano essere legati all’infiammazione della barriera emato-encefalica causata da Covid-19.
Il virus aumenta la probabilità di avere un deterioramento cognitivo, ma per quanto ne sappiamo, le persone possono migliorare nel tempo. Questa coincidenza ci fa sospettare che il Covid-19 possa accelerare il processo biologico cerebrale che porta all’Alzheimer nel corso di 10-20 anni.
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