Nella notte tra il 30 ed il 31 Marzo, arriva l’ora legale. Le lancette si sposteranno avanti di un ora, accorciando di fatto di un ora il nostro riposo. Un evento che sappiamo avere un effetto negativo largamente diffuso, un’interruzione nei nostri orologi interni. E sappiamo anche che i ritmi del corpo al giorno d’oggi sono già messi a dura prova e abbastanza scombussolati. Sopratutto in questo periodo in cui si avvicina la primavera.
Spostando l’orologio in avanti, si confonde leggermente il ciclo di luce e buio che controlla il nostro ritmo circadiano. Il ciclo naturale di 24 ore che controlla i processi del nostro corpo, come la termoregolazione ed il rilascio degli ormoni che regolano la fame e la stanchezza o la vitalità.
Lo spostamento dell’orario comporta più luce nel pomeriggio e meno luce al mattino, interrompendo il modello a cui i nostri orologi biologici si sono abituati. Provocando così una discrepanza tra i nostri orologi biologici interni e l’orologio sociale che governa le nostre vite. Questa desincronizzazione è legata a molte conseguenze sulla salute: uno studio del 2016 in Sleep Medicine ha riportato un aumento dell’8% degli ictus verificatesi il lunedì dopo l’ora legale; ed un altro, pubblicato nel 2014 su Open Heart, ha registrato un aumento del dieci per cento degli attacchi cardiaci.
Ma no è solo l’ora legale l’unica colpevole di questi disequilibri, ci sono molti altri aspetti della società moderna che hanno il potenziale per sconvolgere il ritmo circadiano. Per cercare quindi di mantenere dei ritmi più regolari, dobbiamo prendere in considerazione l’idea di cambiare alcune nostre abitudini, sopratutto sociali.
Alcuni fattori come la prolungata esposizione davanti ad uno schermo e la luce artificiale, non cambiano con l’ora legale, ma sono altrettanto colpevoli e potenzialmente dannosi. E sopratutto non si verificano solo due volte l’anno.
La costante esposizione alla luce degli schermi, ad esempio, altera i cicli di rilascio ormonale che sono in genere governati dall’alternanza ciclica di luce e buio.
Uno studio del 2017, pubblicato su Current Biology sosteneva che gli ambienti moderni in cui le luci artificiali sono costantemente presenti, spostano la nostra “notte biologica” di qualche ora più avanti. Nel 2018, un articolo su Cell, ha rivelato che viviamo la nostra vita in media con 75 minuti fuori sincrono rispetto al nostro ritmo naturale. Secondo Michael Rust, autore di questo articolo e biologo dell’Università di Chicago, il “jetlag sociale” di 75 minuti, era dovuto a programmi di lavoro che costringevano le persone a rinunciare ai loro orologi interni. “Se non ha necessità di impostare una sveglia, allora l’orologio interno darà i segnali al corpo per svegliarsi ed andare a letto in determinati momenti. Ma al giorno d’oggi è possibile lavorare in orari che sono in conflitto con i ritmi interni“.
Secondo gli scienziati, ci sono alcune attività che possono aiutare a modificare l’orologio circadiano affinché si adatti meglio al ritmo della società. Fare esercizio in determinati intervalli di tempo o trascorrere un fine settimana nel bosco, lontano dalla luce artificiale, può aiutare a spostare il ciclo sonno-veglia avanti o indietro di massimo 30 minuti. Purtroppo però le ricerche recenti sottolineano il ruolo chiave della genetica nel ritmo circadiano, suggerendo che in una certa misura l’orologio biologico è piuttosto inflessibile.
Secondo un documento pubblicato a Gennaio su Nature Communications, esistono circa 351 geni diversi che influenzano il ritmo di sonno e veglia di un individuo.
Samuel Jones, dell’Università di Exeter ed autore principale di questo studio, ha spiegato che questi geni influenzano il modo in cui il cervello interpreta i segnali che governano l’orologio interno. Egli ha infatti affermato che “una parte del motivo per cui alcune persone sono più mattiniere, mentre altre sono più nottambule è la differenza nel modo in cui il nostro cervello reagisce ai segnali luminosi esterni, come anche nel normale funzionamento dei nostri orologi interni”.
Un piccolo studio condotto su 38 persone nella rivista ha rilevato che questi geni circadiani influenzano effettivamente l’attività cerebrale. E questa sembra essere una cattiva notizia per i nottambuli. La ricerca ha mostrato che li più mattinieri, avevano una connettività cerebrale funzionale più elevata durante il giorno, associata ad una maggiore vigilanza ed attenzione. Mentre i nottambuli, presentavano una connettività funzionale inferiore durante il giorno, associata a sonnolenza e tempi di reazione più lenti.
Potrebbe quindi essere che nessun fattore esterno come l’ora legale, l’esercizio o l’esposizione alla luce naturale aiuterà i nottambuli, a riallineare i loro ritmi interni all’orologio della società.
Mentre gli sforzi per porre fine ai cambiamenti dovuto all’ora legale, potrebbero avere un impatto sulla salute dei nostri ritmi circadiani, molti altri cambiamenti sociali potrebbero creare un’armonia circadiana più duratura.
Kenneth Wright, fisiologo dell’Università del Colorado, e autore di uno studio sulla luce artificiale, ha affermato che i cambiamenti nell’architettura che danno maggiore spazio e rilevanza alla luce naturale preferendola a quella artificiale, potrebbero essere un modo per affrontare il costante disallineamento dei nostri orologi interni.
Inoltre creare un orario lavorativo adatto ai nottambuli o comunque più flessibile, potrebbe migliorare la salute dei dipendenti.
Dovremmo iniziamo a pensare a come possiamo lavorare seguendo i nostri orologi biologici invece che cercare di lottare contro di loro. La logica storica per l’ora legale era quella di dare alle persone più tempo per godersi la luce del sole dopo un giorno lavorativo. Ma forse è meglio concentrarsi sulle esigenze dei singoli ritmi circadiani e concedere una maggiore flessibilità.
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