Rifarsi il seno è ormai diventato una procedura standard a livello chirurgico. Ci vuole ben poco per farsi inserire un impianto per l’aumento del volume, ma nonostante questo, ci sono dei gravi rischi accostati a questa pratica. Sono rischi scoperti non da molto, ma che comunque rimangono un mistero e sono messi sotto un unico grande cappello noto come Malattia delle protesi mammarie.
Sono quasi 60 anni che questa pratica chirurgica viene portata avanti, e solo dopo 30 anni si è iniziato a studiarne gli effetti negativi, come la possibilità di sviluppare una forma rara di cancro al sistema immunitario o reazioni infiammatorie particolarmente gravi. In aggiunta, ci sarebbe anche un affaticamento diffuso, nebbia al cervello e altro ancora.
Secondo una nuova ricerca, molti di questi effetti passano nel semplice momento in cui un impianto viene rimosso. La sola rimozione migliora la sindrome, perlomeno questo è venuto fuori analizzando 750 pazienti. Si tratta del primo studio in merito quindi ci sono ancora moltissimi lati oscuri.
La Malattia delle protesi mammarie
Le parole dei ricercatori: “Lo studio ha dimostrato una forte associazione di espianto e miglioramento dei sintomi specifici nella popolazione di pazienti studiata. Le future ricerche chiariranno ulteriormente possibili fenomeni biologici per caratterizzare meglio la fisiopatologia e il meccanismo della BII (Breast Implant Illness).”
La ricerca in questione viene vista come un ottimo punto di partenza per futuri studi su questa malattia e sull’effetto dell’introduzione di un impianto mammario all’interno del corpo. Ci vorrà ancora morto per comprendere la causa-effetto di questa malattia.