Quanto è grave la situazione nei nostri oceani in fatto di plastica? Non tanto dei rifiuti per interno, ma le più piccole particelle le cui notizie sono diventate all’ordine del giorno, appunto. Un secondo mare fatto di minuscoli frammenti, 171 trilioni secondo uno studio durato quarant’anni. Per arrivare a questo numero hanno raccolto i campioni in quasi 12.000 luoghi diversi entro i 200 metri profondità.
Un mare di particelle di plastica: trilioni e trilioni
Le parole dei ricercatori del The 5 Gyres Institute: “I nostri dati mostrano un aumento dell’inquinamento da plastica negli oceani contemporaneamente a una diminuzione di leggi e accordi efficaci. Ci sono molti fattori da considerare (ad esempio, aumento della produzione e dei rifiuti, frammentazione della plastica esistente), ma la necessità di misure legalmente vincolanti gli accordi non possono essere sopravvalutati.”
Com’era facile prevedere, negli ultimi decenni la crescita di queste particelle di plastica è stata costante, specialmente da dopo il 2005. Si calcola anche che entro il 2040 il numero di rifiuti che verranno immessi in mare sarà di quasi tre volte tanto l’attuale. Numeri sconfortanti visto l’impegno che in certi parti del mondo si sta promuovendo per ridurre il fenomeno o per cercare di migliorare quanto già causato.
“L’aumento esponenziale delle microplastiche negli oceani del mondo è un duro avvertimento che dobbiamo agire ora su scala globale, smettere di concentrarci sulla pulizia e il riciclaggio e inaugurare un’era di responsabilità aziendale per l’intera vita delle cose che producono. La pulizia è inutile se continuiamo a produrre plastica al ritmo attuale, e abbiamo sentito parlare di riciclaggio per troppo tempo mentre l’industria della plastica rifiuta contemporaneamente qualsiasi impegno ad acquistare materiale riciclato o design per la riciclabilità. È tempo di affrontare il problema della plastica al fonte.”