Raggiungere Marte non sarà una passeggiata. Oltre a richiedere diversi miliardi di dollari infatti, sarà necessario l’impegno e la ricerca specializzata degli scienziati migliori del mondo. Sarà necessaria una tecnologia non ancora inventata, come nuove astronavi, e nuovi combustibili per i motori che le faranno viaggiare, oltre ad un sistema di sopravvivenza pensato direttamente per lo spazio profondo.
Quando però i primi coraggiosi avranno raggiunto Marte, le maggiori chance di sopravvivenza deriveranno dalla capacità di “improvvisare” utilizzando materiali semplici, soluzioni “low-tech”, ed una vasta gamma di abilità orientate al problem solving.
Sulla terra, quando andiamo in una zona remota per eseguire dei lavori di sviluppo ingegneristico, abbiamo imparato che l’utilizzo di strumentazione hi-tech non è sempre l’approccio giusto. Quello che è veramente necessario è la tecnologia appropriata, anche se non è la più recente. La cosa veramente necessaria è poter mantenere e riparare i propri strumenti, affidandosi alle risorse ed alla manodopera locali
Queste le parole di Phil Metzger, scienziato della Nasa e co-fondatore del NASA Kennedy Space Center’s Swamp Works.
https://www.youtube.com/watch?v=mcekwDtNLiA
Questi argomenti sono stati discussi, lo scorso Sabato, al MIT di Boston, all’interno della conferenza “Espansione sostenibile: raggiungere Marte ed oltre”.
Il punto di vista dei partecipanti è che una prima colonia deve assolutamente mirare alla propria autosufficienza, e non può basare la propria sopravvivenza su navi di rifornimento.
Keegan Kirkpatrick, fondatore di RedWorks, ha le idee chiare in proposito:
Marte deve essere indipendente dalla Terra. Immaginate se, quando gli inglesi hanno creato la colonia di Jamestown, in Virginia, avessero costruito le loro case in Inghilterra, le avessero trasportate sulle navi, ed avesser fatto affidamento ad altre caravelle di rifornimento per tutte le riparazioni. Gli Stati uniti non sarebbero diventati niente di più di un gruppo di colonie sperdute lungo la costa
Quello che è veramente necessario fare quindi, è trovare un modo di sfruttare le risorse locali. Redworks sta prendendo ispirazione dalle tecniche di lavorazione del Tufo dell’impero romano, in grado di creare un materiale estremamente resistente, utilizzando rocce basaltiche e silicati; esattamente come avveniva ai tempi degli antichi romani.
Un altro procedimento allo studio da parte di RedWorks è una nuova applicazione dell’elettrolisi, per separare il terreno nei suoi minerali di base, liberando nel contempo ossigeno respirabile.
Jeffrey Hoffman, ex astronauta e responsabile della divisione Veicoli della NASA ha un’idea differente:
Prelevare ossigeno ed acqua dall’atmosfera marziana potrebbe essere più semplice di quanto pensiamo, e sicuramente più semplice di quanto non sarebbe estrarlo dal suolo. Il vantaggio principale è che non ci sarebbe il bisogno di una intera struttura mineraria per ottenerlo
Hoffman è anche il responsabile del programma “ISRU”, orientato ad elaborare una serie di tecniche ed attrezzature utili alla sopravvivenza nello spazio.
Gli uomini che colonizzeranno Marte quindi dovranno avere capacità di improvvisazione e di adattamento, imparando anche dalle imprese del passato, quando l’uomo poteva contare sul suo ingegno, ma non sulla tecnologia che abbiamo ai giorni nostri.
Kirkpatrick ha anche fatto un identikit sommario del team ideale per la conquista del pianeta rosso:
Avremo bisogno di persone con numerose specializzazioni. Non dovranno essere operatori ultra specializzati, sarà sufficiente una persona normale in grado di prendersi carico di numerosi aspetti: dovranno essere in grado di comprendere la natura come un biologo, ma anche di lavorare la terra come un agricoltore. Quando si parla di sopravvivere su Marte, il ventaglio di abilità necessarie è incredibilmente ampio
Secondo Mark Jernigan, direttore associato di NASA JSC Human Health and Performance Directorate, avremo bisogno di un esercito di MacGyvers lassù, oppure di una legione romana.