Alcuni nuotatori avevano segnalato dei disagi durante le loro immersioni nelle acque di una foresta di mangrovie, abitate da una specie di medusa chiamata Cassiopea xamachana. Essi hanno addirittura parlato di “acque pungenti” a causa della spiacevole sensazione dovuta al contatto con questi specchi d’acqua. Quando il dottor Cheryl Ames della Tohoku University e i suoi colleghi hanno esaminato l’acqua, hanno scoperto le molecole responsabili, soprannominate cassiosomi, presenti nel muco rilasciato dalle meduse.
“Questa scoperta è stata una sorpresa che ci ha permesso di capire per quale motivo entrare in contatto con quest’acqua provocasse questi fastidi“, ha affermato Ames. “Ora possiamo rassicurare i nuotatori: il bruciore dell’acqua è causato dalla presenza di questa specie di meduse, che comunque non sono pericolose per la salute se non per il fastidio procurato dal loro contatto“. Quando il dottor Ames ha analizzato per la prima volta un campione di muco di queste meduse al microscopio, ha scoperto piccole sfere che “sguazzavano” nella viscida sostanza.
Gli scienziati si sono quindi rivolti a diversi metodi di imaging più sofisticati per esaminare da vicino le misteriose masse e alla fine è emersa un’immagine più chiara: le chiazze irregolari erano in realtà sfere vuote di cellule, probabilmente riempite con la stessa sostanza gelatinosa che conferisce alle meduse la loro struttura. La maggior parte delle cellule esterne erano invece cellule “pungenti” note come nematociti. Erano presenti anche altre cellule, tra cui alcune con filamenti ondulati simili a capelli, che permettono il movimento dei cassiosomi.
Quando gli scienziati hanno poi maneggiato delicatamente una medusa, hanno potuto vedere i cassiosomi staccarsi lentamente. Hanno anche scoperto che i cassiosomi sono strumenti molto efficaci per la caccia ai gamberetti, che soccombono con molta rapidità all’inoculazione di questa sostanza, rendendoli prede perfette per le meduse. Ulteriori analisi molecolari hanno poi identificato altre tre diverse tossine all’interno dei cassiosomi. “Mentre il suo esatto ruolo nell’oceano non è ancora noto, il muco ricco di cassiosomi può essere una parte importante della strategia di alimentazione della Cassiopea xamachana“, ha affermato la dottoressa Ames.
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