Quasi la metà delle spiagge del mondo potrebbe scomparire entro il 2100, se gli effetti dei cambiamenti climatici non dovessero essere contrastati, secondo un nuovo studio. La ricerca prevede che le coste, aree tradizionalmente molto popolate, arretreranno sempre di più. Gli scienziati hanno utilizzato le immagini satellitari per tenere traccia di come le spiagge sono cambiate negli ultimi 30 anni.
Le spiagge sono già messe in pericolo dall’attività dell’uomo, a causa della quale esse si ritirano di anno in anno
“Una parte sostanziale della costa sabbiosa del mondo si sta già ritirando; una situazione questa che potrebbe essere causata dai cambiamenti climatici“, hanno scritto i ricercatori. “Nelle immagini dello studio, mostriamo che le tendenze nelle dinamiche del litorale, combinate con la recessione costiera causata dall’innalzamento del livello del mare, potrebbero portare alla scomparsa di quasi la metà delle spiagge sabbiose del mondo entro la fine del secolo“.
L’autore principale dello studio, Michalis Vousdoukas, ha affermato che la metà di queste spiagge arretrerà di oltre 100 metri ed è probabile che esse andranno perse per sempre. Le spiagge non sono solo luoghi destinati al turismo, ma sono l’habitat di moltissime specie animali e vegetali, costituendo anche una barriera naturale che protegge le comunità costiere da maremoti e tempeste. Molte aree costiere, comprese le spiagge, sono già interessate da attività umane più o meno invasive, come la costruzione di spiagge e dighe, che riducono la quantità di limo che scorre negli oceani, elemento fondamentale per il recupero delle spiagge.
L’erosione di intere coste sabbiose potrebbe esporre le comunità ivi stanziate ai pericoli di fenomeni meteorologici estremi
“Una parte considerevole delle coste sabbiose minacciate si trova in aree densamente popolate, cosa che sottolinea la necessità di progettare e attuare misure adattative efficaci“, hanno scritto gli autori dello studio. Questi stimano inoltre che Gambia e Guinea-Bissau, nell’Africa occidentale, potrebbero perdere più del 60% delle loro spiagge. L’Australia potrebbe però essere la più colpita, perdendo 12.000 chilometri di litorale.
Nonostante la sconfortante prospettiva desunta dallo studio, non tutte le speranze sono perdute. Gli autori dello studio hanno infatti affermato che anche una riduzione “minima” delle emissioni di gas serra potrebbe impedire il 40% della potenziale ritirata del litorale. Gli scettici però hanno respinto l’imputabilità dell’impatto dell’uomo sul riscaldamento globale, affermando che i cambiamenti climatici sono in atto dall’inizio dei tempi, mettendo in dubbio tutto ciò che fino ad oggi la comunità scientifica ha raccolto in merito. Ci aspetta quindi una dura lotta, sotto tutti i fronti.