A Firenze, nei laboratori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze e del MEMA (Centro di Microscopia elettronica e microanalisi), sono in corso le analisi del meteorite di Capodanno, i cui frammenti sono stati rinvenuti la scorsa settimana nel modenese, precisamente a Cavezzo.
A breve si attendono i risultati di questa analisi, ma nel frattempo MediaINAF ha intervistato lo scienziato Giovanni Pratesi, geologo dell’Università di Firenze e presidente del MEMA, il quale ha svelato alcune anticipazioni sulle analisi del meteorite.
Per prima cosa Pratesi ha confermato che si tratta di un meteorite, molto probabilmente una condrite. Un aspetto molto importante questo, dato che le meteore condritiche son molto antiche. Si stima infatti che risalga ad un periodo nei “primi milioni di anni di vita del Sistema solare, quindi siamo oltre i 4.5 miliardi di anni”. La sua origine sembrerebbe essere nella zona interna della Fascia degli Asteroidi, ma per averne la certezza bisognerà attendere il completamento dell’analisi.
Pratesi ha inoltre affermato che dalle analisi preliminari, il meteorite è risultato per lo più composto da silicati. Il campione non mostra infatti evidenti tracce di metallo e quasi tutto il ferro presente nel meteorite è all’interno dei silicati.
Per eseguire le analisi, il team di ricercatori ha eseguito il taglio di una sottilissima “fetta” del frammento più piccolo di meteorite ritrovato a Cavezzo. Questo sottilissimo disco, il suo spessore è di 0,15 mm, è stato incluso nella resina epossidica dai ricercatori per poter effettuare le analisi. Il disco di meteorite resinato è stato dunque lucidato e spianato per renderlo idoneo alle analisi al microscopio elettronico.
La cosa straordinaria, come spiega Pratesi, è che questa è “assolutamente la prima volta” che viene analizzato un meteorite a così poco temo dalla sua caduta. Un aspetto molto importante questo dato che “il tempo che intercorre tra la caduta e le prime analisi è fondamentale, non solo per la ricerca di eventuali contenuti di materiale organico, verso i quali occorre sempre un’estrema prudenza, ma anche per la determinazione del contenuto di isotopi cosiddetti cosmogenici e dall’emivita molto breve, come per esempio lo scandio-47 e il calcio-47. Isotopi che già dopo poche settimane non si possono più misurare”.
Pratesi ritiene inoltre che nella zona dove sono stati ritrovati i due frammenti del meteorite di Capodanno, vi deve essere almeno un altro frammento. Inoltre, un altro aspetto interessante di questo meteorite “è che nel frammento più grosso ci sono due superfici di frattura: una che si è generata nell’impatto con il suolo e un’altra che si è invece generata in quota”.
I ricercatori ne sono abbastanza sicuri in quanto su questa superficie di rottura della roccia spaziale si sono depositate delle gocce di crosta di fusione. Questo rappresenta davvero un rarissimo tesoro per i ricercatori in quanto, come ha ammesso anche Pratesi, “non è affatto semplice trovare porzioni di meteorite che abbiano conservato la storia del volo. E questo è un frammento che è stato coinvolto nella frammentazione esplosiva”.
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