La microplastica è uno dei problemi del nostro tempo, un problema onnipresente, preoccupante, ma che passa sostanzialmente in secondo piano per via di altre più visibili, per così dire. Sempre più ricerche hanno mostrato come siano di fatto un problema per la salute di buona parte delle specie del nostro pianeta, e anche per noi quindi, sia indirettamente che direttamente. Un esempio, si è già visto come questi frammenti possono attraversa la barriera ematoencefalica.
In recenti studi sugli animali è stato visto come la microplastica, una volta in circolo nell’organismo porta ad un aumento delle infiammazioni in circolazione; gli effetti concreti si possono vedere con esami del sangue. La parte più preoccupante è che sono stati visti effetti anche nel cervello come morte cellulare. Andavano a influenzare la scomposizione degli zuccheri per creare energia.
Le parole dei ricercatori: “Le implicazioni della nocività della microplastica sono particolarmente allarmanti, poiché le microplastiche secondarie esposte in ambienti naturali inducono una risposta infiammatoria più grave nel cervello. Abbiamo, per la prima volta, identificato che la plastica dispersa nell’ambiente subisce un processo di invecchiamento accelerato, trasformandosi in microplastiche secondarie che possono fungere da sostanze neurotossiche, portando a una maggiore infiammazione e morte cellulare nel cervello.”
La produzione della plastica è strettamente collegata ai combustibili fossili e di fatto le compagnie in gioco sono sempre le stesse. Se da un lato si sta cercando di ridurre la produzione di questo materiale per evitare la scomposizione in microplastica, nella realtà la produzione globale aumenta.
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