Negli scorsi giorni abbiamo visto che la microplastica si trova anche oltre 3.000 metri di quota e questo perché le particelle sono così piccole che si inseriscono nel ciclo dell’acqua e finiscono per ritornare a terra tramite la pioggia. Altri ritrovamenti più recenti stanno sottolineando come l’attuale situazione stia precipitando considerando che alcuni ricercatori hanno trovato queste particelle anche nel ghiaccio marino nell’Oceano Artico. Nello specifico, sono state trovate all’interno di un pezzo di ghiaccio che stava navigando verso la Groenlandia.
La dichiarazione di Alessandra d’Angelo dell’Università del Rhode Island: “Non ci aspettavamo questa quantità di plastica, siamo rimasti scioccati. Ce n’è in gran parte, e di ogni tipo: perline, filamenti, calze di nylon. Solo per vedere quello che sembrava un normale nucleo di ghiaccio in un ambiente così incontaminato pieno zeppo di questo materiale completamente estraneo.”
Uno studio collegato e pubblicato su Science Advances ha scoperto che un gran numero di particelle di microplastica vengono trasportate dal vento nella regione artica. Arrivate in tal punto vengono poi portate in giro per tutto il globo attraverso i fiocchi di neve. In ogni caso l’esame del pezzo di ghiaccio sopracitato ha evidenziato come la presenza di questo materiale risalga ad oltre un anno fa e che la concentrazione supera di gran lunga quella dell’acqua circostante.
Ormai risulta sembra più chiaro che la microplastica è diventato un cancro dell’ambiente. Particelle minuscole che si insinuano dovunque. Quest’ultime sono state trovate, come detto, a 3.000 metri di quota, nei laghi europei, nel ghiaccio artico e persino all’interno dei pesci che vivono nelle più scure profondità oceaniche.
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