Foto di Peter Burdon su Unsplash
Negli ultimi anni, la ricerca neuroscientifica ha puntato sempre più l’attenzione sulle cellule di Purkinje, neuroni altamente specializzati del cervelletto noti per il loro ruolo nella coordinazione motoria. Tuttavia, nuovi studi suggeriscono che queste cellule possano giocare un ruolo fondamentale anche nella regolazione di funzioni cognitive e sociali, spesso compromesse nei disturbi dello spettro autistico (ASD). Al centro di questa scoperta ci sono i microRNA, piccole molecole di RNA non codificante che regolano l’espressione genica.
Una recente pubblicazione scientifica ha dimostrato che i microRNA sono essenziali per la crescita e la maturazione delle cellule di Purkinje durante lo sviluppo cerebrale. Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno osservato che l’assenza di specifici microRNA porta a difetti strutturali e funzionali nelle cellule di Purkinje, alterando la loro capacità di comunicare con altri neuroni. Queste alterazioni sembrano rispecchiare anomalie osservate nel cervelletto di persone con diagnosi di autismo.
Le cellule di Purkinje sono note per la loro funzione inibitoria e per l’importante ruolo che svolgono nel modulare il flusso di informazioni cerebellari. Una loro disfunzione può perturbare i circuiti neurali più ampi, contribuendo a comportamenti atipici. I microRNA agiscono come regolatori silenziosi, impedendo la sovraespressione o l’inibizione eccessiva di geni cruciali per la neuroplasticità e la crescita neuronale.
Un dato particolarmente interessante riguarda il microRNA-124, già noto per la sua funzione nel mantenimento dell’identità neuronale. Gli scienziati hanno rilevato che una sua espressione alterata nelle cellule di Purkinje è correlata a marcatori comportamentali simili a quelli osservati nei disturbi dello spettro autistico, suggerendo un possibile meccanismo molecolare alla base di alcuni sintomi.
Questa scoperta è rilevante anche dal punto di vista terapeutico. Comprendere come i microRNA influenzano lo sviluppo neuronale potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti mirati, in grado di correggere squilibri molecolari prima che si manifestino sintomi gravi. Ad esempio, la terapia genica basata su microRNA potrebbe, in futuro, rappresentare una strategia per intervenire precocemente su soggetti a rischio.
I ricercatori sottolineano che, sebbene i risultati siano promettenti, è necessario approfondire ulteriormente i meccanismi coinvolti e verificare se le stesse dinamiche si riscontrino anche nel cervello umano. La complessità dell’autismo, infatti, richiede un approccio multidisciplinare che tenga conto sia della genetica sia dell’ambiente.
Infine, questo studio rafforza l’idea che il cervelletto, per lungo tempo considerato unicamente coinvolto nella motricità, abbia in realtà un ruolo molto più ampio nel comportamento sociale e cognitivo. I microRNA, in quanto regolatori precisi e sensibili, si confermano strumenti fondamentali per decifrare il linguaggio complesso dello sviluppo cerebrale.
Foto di Peter Burdon su Unsplash
Sono sempre di più gli utenti che utilizzano gli sticker all'interno di WhatsApp. Nel corso degli ultimi mesi, il noto…
Il termine giapponese Yūgen è una delle parole più affascinanti e difficili da tradurre della lingua nipponica. Rappresenta un concetto…
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha compiuto importanti progressi nella comprensione del dolore e dei suoi meccanismi biologici. Uno…
Nel cuore della foresta pluviale di Panama si nasconde una strategia di sopravvivenza che sembra uscita da un romanzo di…
Asus ExpertBook P5 è un notebook business, quindi pensato principalmente per un utilizzo lavorativo, ma soprattutto per utenti che puntano molto…
Dimentica solo vaccini e mascherine: presto potremmo masticare la nostra protezione contro i virus. Un team di ricercatori della University…