E’ Simone Francescangeli, il nome del fotografo che ha documentato la dura realtà del lavoro minorile nelle miniere boliviane. “Il lavoro in miniera è un business di famiglia” è così che il fotografo ha definito quello che risulta essere uno degli impieghi più frequenti nel paese. Molte volte infatti a lavorare non sono solamente i genitori ma anche i figli che così contribuiscono anchessi al sostentamento della famiglia. C’è da dire però che nella maggior parte dei casi questi sono molto piccoli.
Il fotografo ha viaggiato fino a Potosì, una delle città boliviane rinomate per il lavoro in miniera. Si tratta di un business che è presente nella città da più di 100 anni. L’estrazione di zinco, latta e argento ha da tempo sostentato l’economia del paese. Come si potrebbe immaginare le condizioni di lavoro non sono delle migliori.
“Le miniere boliviane si stanno sgretolando”
E’ ciò che è emerso dal racconto del fotografo. La vita nelle miniere diventa anno dopo anno sempre più pericolosa, sopratutto se si considera poi che i bambini più piccoli che lavorano in miniera hanno appena sette anni. Purtroppo ciò non dovrebbe essere legale. Infatti, secondo la legge, i ragazzi in Bolivia possono iniziare a lavorare solo dopo i 14 anni, piccole eccezioni vengono fatte con lavori poco pericolosi. Di certo il lavoro in miniera non è uno di questi.
Stando a quanto detto dal fotografo, il perchè dei pochi controlli del governo sui lavoratori in miniera risiede nel fatto che le cooperative minerarie supportano grossa parte del paese. Dall’altra parte queste risultano anche essere famose per essere molto violente. Nel 2016 dei minatori hanno rapito e poi ucciso un ufficiale del governo che si era recato in miniera per dei controlli.
La cosa che però preoccupa maggiormente è proprio il fatto che le condizioni di lavoro sono rischiose, indifferentemente che si tratti di adulti o bambini. Ciò che si spera è che con il tempo la situazione cambi.