La materia sul nostro pianeta è limitata. Se escludiamo accidentali schianti di meteoriti, una volta finito quello che abbiamo qua dovremmo cercare altro. Molti elementi preziosi vengono si trovano nelle profondità della terra e per arrivarci nel corso dei secoli sono nate migliaia e migliaia di miniere. Purtroppo molto di queste hanno esaurito le loro riserve e sempre più spesso bisogna cercare in luoghi ancora più remoti per trovare qualcosa. Sempre più paesi e società private stanno guardando proprio le profondità marine, il che non fa strano visto che lo si fa già per il petrolio.
In realtà attualmente nessuna miniera in tali luoghi è già iniziata, ma qualcuno ha già fatto qualche tentativo per vederne la fattibilità. Le zone più ricche sono quelle a ridosso dei vulcani sottomarini i quali potrebbe essere dei tesori in fatto di oro, zinco, cobalto e litio. Al momento la tecnologia non è abbastanza sviluppata per iniziare un’attività di estrazione, ma non mancherà molto prima che lo sarà. In attesa di questo, un’associazione nota come IUCN ha già una lista in cui compare il primo nome di una specie che potrebbe subire le conseguenze delle future attività.
Miniere nelle profondità marine e la prima specie a rischio
Si tratta del Chrysomallon squamiferum o anche detto pangolino di mare; in realtà sempre più una lumaca infatti è anche detta lumaca dai piedi squamosi per via della parte del corpo ricoperta da scaglie. Questa specie particolare è stata analizzata ad una profondità di 2.400 metri in una zona chiamata Kairei vent field; la terraferma più vicina è a 900 Km. Questa è solo una delle specie analizzate finora, ma questi sfoghi idrotermali presentano tantissime specie rare con una densità pari a quelle delle foreste pluviali tropicali.