Diverse settimane fa sono stati trovati morti centinaia di elefanti, quasi 300, nel Delta dell’Okavango in Botswana. L’evento è stato subito avvolto da un’aura di mistero. Nel momento in cui è stato escluso il bracconaggio, esclusione ovvia visto che tutti gli esemplari avevano ancora le zanne, le domande si sono accumulate.
I campioni di tessuto sono stati inviati in più parti del mondo e le prime risposte sono iniziate ad arrivare. Non c’è ancora una certezza su cosa sia stato, ma la colpa sembra essere totalmente naturale. Apparentemente sono state delle tossine naturali ad avere causato la mattanza in questione.
Le parole del capo del dipartimento Fauna e parchi Cyril Taolo: “Sulla base di alcuni dei risultati preliminari che abbiamo ricevuto, stiamo esaminando le tossine presenti in natura come la potenziale causa. Ad oggi non abbiamo stabilito la conclusione su quale sia la causa della mortalità”.
Secondo i dati ufficiali, gli esemplari morti sono 281, perlomeno secondo il governo. Secondo i numeri rilasciati da alcuni ambientalisti, in realtà sarebbero 356. Si tratta di un numero alto, ma da un lato non è una perdita irrecuperabile. Si stima che il Botswana ospita una popolazione di circa 130.000 esemplari.
I testi preliminari hanno parlato di batteri. Quest’ultimi possono tranquillamente proliferare nelle acque stagnati e produrre veleno. Purtroppo, gli elefanti vittima del suddetto veleno si saranno abbeverate in queste pozze ignare del pericolo. Le morti sono state omogenee a livello di età e del sesso degli animali. Un evento che sembra essere andato avanti per tre mesi rispetto alla segnalazione dei primi morti.
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