Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
La pandemia da Covid-19 non ha solo bloccato la nostra vita quotidiana, ma ha portato anche l’ambiente a noi circostante ad una sorta di standby, di quiete. È quello che è successo agli oceani, il blocco ha rallentato la navigazione globale, portando ad uno stato di quiete. Gli scienziati hanno in programma di ascoltare il paesaggio sonoro prima, durante e dopo il blocco.
Hanno identificato 200 idrofoni oceanici, microfoni subacquei già installati nell’oceano globale e l’idea è quella di utilizzarli per misurare i cambiamenti nel rumore e come influenzano la vita marina. Proprio come le persone e le città potrebbero aver notato che, con molto meno rumore del traffico e attività umana, si sente più il canto degli uccelli o forse si vede più fauna selvatica nel proprio ambiente, bisogna monitorarlo nell’oceano.
L’obbiettivo è quello di capire come l’aumento dei rumori oceanici abbiano influenzato l’intera vita marina. In combinazione con altri metodi come l’etichettatura degli animali, i ricercatori sperano che questo riveli fino a che punto il rumore influisce sulla vita nelle profondità. Abbiamo avuto un impatto così grande sugli oceani del mondo, con l’inquinamento e il cambiamento climatico, ma il problema del rumore è che è relativamente facile abbassare il volume.
I dati di questo anno di quiete suggeriscono informazioni su molto più che il semplice inquinamento acustico. I ricercatori dichiarano che c’è molto da imparare dal semplice ascolto del suono dell’oceano. Uno degli obbiettivi è quello di costruire una mappa del paesaggio sonoro in cui è possibile vedere i suoni delle rotte marittime, vedere i modelli di migrazione delle balene e persino imparare a conoscere il cambiamento climatico dai suoni degli iceberg che si separano.
Inoltre ascoltare l’oceano può aiutare a trovare un’equilibrio tra l’attività umana e i processi naturali dell’oceano. Nel corso dei decenni il rumore prodotto dall’uomo non si è sincronizzato, anzi è aumentato rispetto a quello dell’oceano. Secondo un’importante revisione, attività come la navigazione, la costruzione, l’attività militare stanno soffocando il sano paesaggio sonoro dell’oceano.
Noi umani siamo abituati alla visione come il nostro senso della distanza: è così che sappiamo dove siamo nel mondo. La vita marina ha sviluppato meccanismi sorprendenti in grado di orientarsi nel proprio habitat. Proprio per questo dobbiamo cambiare la nostra mentalità. Dobbiamo trovare il modo di ridurre al minimo questo rumore oceanico invece di pensare come integrarlo.
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